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La fine del governo? Secondo Giorgetti «tra una settimana si capirà tutto»

22 Giugno 2019 - 11:13 Redazione
Governo Conte
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Se la Commissione europea decidesse di applicare la procedura d’infrazione per l’Italia potrebbe aprirsi la crisi di governo

Una settimana. È il tempo rimasto nella clessidra del governo la cui sabbia, una volta passata definitivamente nel bulbo inferiore, segnerà le sorti del governo Conte. Una clessidra che potrebbe non essere ribaltata per scandire le ulteriori scadenze del Governo Conte, ma che resterebbe lì, immobile, a sancire la fine del connubio tra Lega e M5s. 

Quanta sabbia resti al governo è dato anche da quella che proviene da Bruxelles e dall’avvicinarsi della procedura d’infrazione. A dettare le scadenze è Giancarlo Giorgetti, il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio del Governo Conte, in risposta alle domande dei membri della Lega che chiedevano chiarimenti sulla possibile apertura di una crisi di governo da parte di Salvini, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera

L’ipotesi della Lega per andare al voto anticipato

Se fra una settimana la Commissione europea deciderà di aprire la procedura contro l’Italia sull’eccesso di deficit e debito italiano, la Lega parrebbe ritrovarsi tra le mani un espediente per stracciare il contratto e far tornare gli italiani alle urne, forte del crescente consenso rilevato dai sondaggi. Secondo Matteo Salvini, infatti, la procedura rappresenterebbe un «attacco politico» all’Italia da parte dell’Europa, volto a ostacolare la rivoluzione fiscale promossa dalla Lega. 

Lega e M5s negano di voler la crisi, ma hanno tutti un piano B

Ufficialmente, però, sia la Lega sia il M5s sembrerebbero voler evitare la procedura d’infrazione, ma entrambi i vicepremier stanno lavorando a dei piani B. Salvini ha infatti fatto intendere di non voler impedire a tutti i costi la ghiotta occasione di creare una frattura all’interno della maggioranza: «Evitare la procedura d’infrazione è l’obiettivo, spero di tutti, ma non a ogni costo». Salvini però subito dopo tenta di limare questa ipotesi: «Se riesco a lavorare non espongo il Paese a 4-5 mesi di caos economico e finanziario. Se riesco a fare le cose che ho in testa – continua il leader del Carroccio – vado avanti non per 4 mesi, ma per 4 anni».

La diffidenza del M5s verso la Lega

Il M5s pare non fidarsi troppo dell’alleato di governo, e attraverso alcune fonti interne, lancia un monito inequivocabile: «Se Salvini cerca una scusa per far saltare tutto e riportare in Italia un governo tecnico lo dica chiaramente agli italiani». Nel frattempo Luigi Di Maio, dal canto suo, malgrado dichiari di «lavorare a un governo che duri quattro anni», pare avere anche lui un piano di riserva. 

Nella riunione con i suoi ministri ha infatti annunciato che il M5s «deve resistere fino a luglio», per «chiudere la finestra che porterebbe al voto a settembre». Questo perché ad agosto si concluderà l’iter di uno dei cavagli di battaglia del M5s, ossia la legge sul taglio dei parlamentari. «E a quel punto – dice Di Maio ai suoi, secondo quanto riportato da Repubblica – agli altri passerà la fretta: il boccino tornerebbe nelle nostre mani. Saremmo noi a staccare quando e come staccare la spina». 

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