Bella Thorne, un altro caso di foto hot trafugate. Come difendersi senza rinunciare al sexting
Jennifer Lawrence, Diletta Leotta, Fishball. Attrici, presentatrici e cantanti che hanno visto la loro privacy violata, i loro archivi digitali saccheggiati e le loro foto private diffuse in rete. Succede, sempre più spesso. A volte è vouyerismo, a volte sono ricatti.
L’ultima vittima è Bella Thorne, attrice e cantante di 21 anni cresciuta negli Studi Disney. Al publico italiano è nota soprattutto per essere la fidanzata di Benjamin Mascolo, del duo Benji & Fede. Solo che questa volta le cose sono andate in modo diverso. La cantante ha pubblicato su Twitter delle foto che le sono state rubate. Da sola, senza aspettare che uscissero da altre parti.
«Vaffanculo a te e al potere che pensi di avere su di me». Il commento del tweet è seguito dalle foto con cui l’hacker l’avrebbe ricattata, una sequenza che si conclude con una dichirazione che spiega meglio i motivi per cui Bella Thorne ha preso questa decisione: «Mi sono sentita osservata, mi sono sentita come se qualcuno avesse preso da me qualcosa che avrei voluto far vedere solo a una persona speciale». E ancora: «Questa notte posso dormire meglio perchè so di aver ripreso il mio potere».
Il caso Jennifer Lawrence e la tecnica del phising
Uno scandalo su scala globale. Nell’agosto del 2014 sul forum 4Chan, un utente anonimo ha pubblicato una lista di celebrità di cui aveva materiale privato. Fra queste, una delle più note era Jennifer Lawrence, famosa in quel periodo per essere la protagonista della saga The Hunger Games.
Le accuse principali, all’epoca, erano state rivolte ad Apple. Una delle prime teorie circolate infatti era che fosse stato violato il servizio iCloud, un archivio virtuale per i clienti della Mela. Cupertino aveva declinato tutte le accuse, spiegando che probabilmente il furto del materiale era avvenuto grazie al phising.
Questa tecnica non sfrutta le debolezze dei sistemi informatici, ma l’ingenuità degli utenti. Attraverso mail, o sms, vengono richieste alle vittime informazioni personali e password. Per essere credibili queste richieste sono fatte spesso da account che sembrano appartenere a software ben noti o enti amministrativi.
Nell’agosto del 2018 George Garofano, l’uomo accusato di essere l’hacker all’origine di questo furto di materiale, è stato condannato da una corte federale statunitense a 8 mesi di reclusione, 3 anni di libertà vigilata e 60 ore di lavori socialmente utili.
Le foto di Diletta Leotta, ancora un iCloud violato
Il caso italiano più famoso è quello che riguarda Diletta Leotta, conduttrice televisiva molto conosciuta tra gli appassionati di calcio. Nel 2016 sono state diffuse foto e video che la ritraevano nuda. Prima solo su alcuni siti, poi nelle chat private e nei gruppi Facebook e poi anche su qualche sito di gossip.
L’inchiesta per far luce su questa vicenda è ancora in corso. Lo scorso febbraio la presentatrice è stata ascoltata dalla procura di Roma come parte lesa. Sembra però che la dinamica non sia tanto diversa dalle vicende precedenti. Foto private, conservate in un archivio iCloud, di cui qualcuno entra in possesso. E poi la diffusione, come fossero un trofeo di caccia da condivedere con gli amici.
In questo caso, la presentatrice non ha scelto di sparire dalla scene o di non tornare più sull’argomento. Anzi. Dopo le denuce alla polizia postale e le segnalazioni a Facebook e Twitter ne ha fatto una battaglia, rivendicando la libertà di scattarsi delle foto da inviare al fidanzato.
Lo ha spiegato pochi mesi dopo l’accaduto, in un’intervista al Corriere della Sera: «Ci tengo a dire alle ragazze o ai ragazzi a cui è accaduta una cosa del genere che non bisogna sentirsi in colpa. Bisogna reagire ed essere lucidi. Ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole con la sua vita, il suo privato, la sua intimità e il suo telefonino». Nell’edizione di Sanremo del 2017 è salita anche sul palco dell’Ariston per parlare di violazione della privacy.
Fishball, reagire con una canzone
Le SuicideGirls sono un collettivo di modelle che diffondo un’idea di bellezza «fuori dalle norme tradizionali». Tatuaggi, piercing, capelli colorati e corpi con forme lontane dalle copertine delle riviste patinate. L’esponente più famosa di questo collettivo in Italia è Felisja Piana, una ragazza sarda, classe 1994, con 1,8 milioni di follower su Instagram. Il suo nome d’arte è Fishball.
Negli ultimi tempi la sua carriera ha preso una strada diversa dai tradizionali set fotografici. Ha iniziato a cantare trap, ottenendo un discreto successo la scorsa estate con il singolo Cuba. Nel marzo di quest’anno un suo video è girato sul web. Anche qui si trattava di qualcosa che doveva restare privato, e che invece è arrivato a migliaia di utenti.
Sembra che iCloud non abbia nulla a che vedere con la vicenda. Pare infatti che il video fosse archiviato su Dropbox. Neanche questa volta la vittima dell’attacco ha voluto nascondersi. Dopo pochi giorni dalla diffusione del materiale ha pubblicato un filmato sul suo profilo Instagram con una canzone in cui, rima dopo rima, spiega tutto quello che le è successo.
I consigli per fare sexting in sicurezza
A meno di non essere delle celebrità, è difficile essere vittima di attacchi hacker di questo tipo. Il fenomeno più probabile, piuttosto, è quello del revenge porn. Foto inviate a persone di cui si credeva ci si potesse fidare che invece vengono diffuse in rete senza consenso.
Il sexting è una pratica sempre più diffusa. Secondo una ricerca di Skuola.net in collaborazione con la Polizia di Stato, un adolescente su quattro ha scambiato almeno una volta messaggi o immagini intime con il partner. Ecco qualche consiglio per continuare a farlo in sicurezza:
- Conoscere la persona a cui si inviano immagini esplicite. Non è una garanzia assoluta, certo, però è sempre meglio evitare di condividere un certo tipo di materiale con persone conosciute su internet o comunque superficialmente. Se poi succede qualcosa, almeno sapete chi denunciare;
- Non rendersi riconoscibili. Evitare di mostrare nelle foto il volto, i tatuaggi, o comunque particolari che rendano chiara la propria identità;
- Se le immagini finiscono in rete è difficile eliminarle del tutto. Si può tenere traccia della loro presenza nelle piattaforme più grosse ma è praticamente impossibile ritrovare le loro condivisioni nelle conservazioni private. Senza contare che ci possono sempre essere utenti che le salvano o fanno semplicemente degli screenshot;
- Tracciare account e piattaforme. Prima di procedere con una denuncia, è meglio raccogliere informazioni su tutte le piattaforme che le hanno diffuse. In questo caso, almeno, c’è la possibilità di recuperare gli account che hanno deciso di pubblicarle;
- Denunciare l’accaduto alla Polizia Postale e segnalare tutto al Garante della privacy. Per quanto riguarda i social network, anche una segnalazione diretta alle piattaforme potrebbe essere utile. Alcune, come Instagram e Facebook, bloccano automaticamente i contenuti pronografici. Altre, come Twitter, non hanno invece filtri per impedire la loro diffusione.
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