Di Maio sull’Ilva: «A Taranto bisogna tornare a respirare». Le associazioni: «Non ci fidiamo più» – Il video
Dopo l’ultima visita due mesi fa, quando era stato duramente contestato da alcune associazioni ambientaliste, Luigi Di Maio è tornato a Taranto insieme a numerosi ministri 5 Stelle per il tavolo in Prefettura sull’ex Ilva, e promette di tornare a metà settembre. «Per Taranto abbiamo impegnato 700 milioni di euro, finora erano stati utilizzati solo 300 milioni», sostiene il vicepremier promettendo che i nuovi progetti per la città porteranno dunque anche nuovi posti di lavoro. A chi gli fa notare che i fondi erano stati stanziati dai governi precedenti, replica: «Sì ma non si spendevano ed è uno dei problemi del nostro Paese».
Eccoli i ministri 5 Stelle (Lezzi, Costa, Bonisoli e Grillo) di fianco al capo politico M5S, pochi giorni dopo le critiche del collega di partito Alessandro Di Battista che aveva lanciato l’allarme sul rischio di rimanere troppo chiusi dei ministeri. La riunione del tavolo istituzionale permanente per l’area di Taranto viene trasmesso in streaming: le associazioni questa volta non sono state invitate, anche se qualche cittadino si è presentato comunque davanti alla Prefettura chiedendo di incontrare Di Maio.
Alcune hanno scelto di manifestare davanti all’impianto tarantino, altre a pochi metri dalla Prefettura: «I 5 Stelle che qui hanno preso tanti voti non hanno più la nostra fiducia» dice Virginia Rondinelli del comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. L’attivista ricorda l’iniziale vicinanza con le idee del Movimento 5 Stelle, visto anche che uno degli esponenti del comitato (Massimo Battista) si era candidato con i pentastellati alle elezioni Amministrative salvo poi lasciare il M5S. Da febbraio infatti a Taranto non ci sono più esponenti 5 Stelle in consiglio comunale.
«A Taranto c’è un tessuto di partecipazione piuttosto attiva, quindi anche se non dovessi essere d’accordo su nulla con le associazioni torneremo ad ascoltarle» assicura il vicepremier promettendo un nuovo incontro con loro. La conferenza stampa con i giornalisti si scalda in fretta, in particolare sui dati relativi alla mortalità in queste zone. «Di solito va anche peggio» dice un cronista locale.
Ancelor Mittal intanto ha annunciato di voler chiedere la cassa integrazione per 1300-400 operai dal 1 luglio e ha contestato la fine dello scudo penale votata dai deputati. «L’immunità penale è un problema risolto. Si tratta di un gesto di giustizia sociale» dice il capo politico M5S riferendosi all’approvazione del decreto Crescita alla Camera, in particolare dell’emendamento fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle sulla fine dello scudo penale, poi affiancato da un ordine del giorno presentato dalla Lega in cui però si chiede di «verificare la coerenza dei più recenti interventi normativi di modifica alla disciplina sull’Ilva con gli accordi intervenuti in sede di cessione aziendale».
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