No, i cellulari non fanno venire le corna, nessuno studio recente lo ha mai dimostrato
Stando a uno studio pubblicato su Scientific Reports i cellulari farebbero venire le “corna”. Non si fa riferimento al cattivo costume dei partner infedeli di chattare con l’amante, ma delle conseguenze “evolutive” dello stare sempre col capo chinato in avanti.
Prima di finire nelle agenzie di stampa nostrane, il 13 giugno scorso compare in un articolo della Bbc la citazione di David Shahar, uno degli autori dello studio, il quale accennava alla comparsa di queste «protuberanze».
Il contesto dell’articolo è quello di illustrare in generale come la vita moderna starebbe trasformando il nostro scheletro. Segue così il rilancio dello studio da parte del Washington Post il 20 giugno, col suggestivo titolo «Sui teschi dei giovani crescono le corna. La colpa è dell’uso del cellulare, come suggerisce una ricerca».
Lo scetticismo degli esperti
In sostanza secondo i ricercatori, lo studio metterebbe in evidenza per la prima volta una sorta di «adattamento fisiologico» a livello osseo determinato dalla tecnologia.
Il Washington Post riporta anche le affermazioni del professore di fisiologia e genetica Michael Nitabach, il quale è piuttosto scettico riguardo alla validità dei risultati, anche solo a livello correlativo:
«Senza conoscere l’uso del cellulare di una delle persone cui è stata analizzata la testa ai raggi X, è impossibile trarre conclusioni sulla correlazione tra l’uso del telefono cellulare e la morfologia del cranio».
Quei “cornuti” con la testa sui libri
Le affermazioni di buonsenso del professore si spiegano meglio andando a dare un’occhiata allo studio, pubblicato da Shahar assieme a Mark G. L. Sayers nel 2018.
Si tratta di uno studio australiano che si avvale di un esiguo gruppo di 218 ragazzi tra i 18 e i 30 anni, di questi solo il 41% avrebbe sviluppato queste “corna”, ovvero protuberanze che possono misurare da 10 a 30 millimetri.
In nessun modo la ricerca dimostra un rapporto di causa-effetto tra cellulari e sviluppo delle protuberanze, che possono avere altre spiegazioni.
Il docente di Medicina fisica alla Sapienza di Roma Walter Santilli, fa notare che le ore passate piegando il capo da parte dei ragazzi possono spiegarsi meglio con l’atto di studiare o col lavoro d’ufficio.
Articoli e autori controversi
Infine si ricorda che Scientific Report per quanto faccia parte del circuito di Nature non gode dello stesso prestigio. Per esempio fece scalpore lo studio poi ritrattato che avrebbe dimostrato l’efficacia dell’omeopatia, rivelatosi truffaldino.
Nel 2017 Scientific Reports pubblicò anche uno studio che avrebbe dimostrato un collegamento tra cellulari e aborti spontanei. Un anno prima su Science, Derek Lowe parlava in tempi non sospetti della scarsa qualità delle verifiche svolte da Scientific Reports sui suoi contenuti.
Infine, facciamo notare che David Shahar – come riporta il Washington Post – è un noto chiropratico. La chiropratica al pari dell’omeopatia è una pseudoscienza, indizio che ci dice molto sui potenziali bias che possono aver condizionato l’integrità della ricerca australiana.
Immagine di copertina: Scientific Reports/Prominent exostosis projecting from the occipital squama more substantial and prevalent in young adult than older age groups.
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