Consiglio supremo della Difesa: «Libia priorità per l’Italia». E il Pd si spacca sugli accordi con Tripoli
739 morti e 4407 feriti. È il numero delle vittime della guerra di civile in corso in Libia, scoppiata con l’avanzata di Haftar verso Tripoli lo scorso 4 aprile e l’assedio della città presieduta da al-Sarraj. A comunicarlo è stata l’Organizzazione mondiale della Sanità, il 25 giugno. Nello stesso giorno, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha presieduto, al Palazzo del Quirinale, la riunione del Consiglio Supremo di Difesa.
Tra i presenti alla riunione c’erano anche il premier Giuseppe Conte, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio e il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il Consiglio ha fatto un punto di situazione sulle principali aree di crisi, sullo stato del terrorismo internazionale e sull’impegno delle Forze Armate nei diversi Teatri Operativi, con particolare riguardo all’area del Mediterraneo.
«Il terrorismo transnazionale continua a costituire una minaccia preoccupante e l’Italia deve contribuire con decisione alle iniziative della Comunità Internazionale tese a contrastare le molteplici forme in cui esso si manifesta», si legge nella nota conclusiva della riunione.
Gli argomenti dell’incontro
«La Libia resta una priorità per il nostro Paese», continua il testo. «Soltanto il ripristino del dialogo tra tutte le parti potrà creare le condizioni per un reale processo di pace e di conseguente stabilità e controllo del territorio. In Afghanistan, l’Italia segue con attenzione gli sviluppi politico-diplomatici in atto e confida su un percorso elettorale pacifico e democratico. Il nostro Paese continuerà a dare il suo contributo, in pieno accordo con gli alleati e con le Istituzioni locali, per consentire al popolo afghano di proseguire su un percorso di stabilizzazione e sviluppo».
Il riferimento va anche al ventennale dell’intervento italiano in Kosovo: «l’Italia rimane fortemente impegnata per consolidare la stabilità della penisola Balcanica e per sviluppare, con l’Unione Europea, il processo di integrazione comunitaria». Il Consiglio ha poi analizzato anche le iniziative in corso nella NATO e le prospettive della Politica di Sicurezza e Difesa europea: «L’Alleanza Atlantica, l’Unione Europea e le Nazioni Unite rappresentano in nostri riferimenti in materia di sicurezza e difesa».
«L’Italia deve continuare ad operare nel loro ambito in maniera convinta ed efficace. Il Consiglio – conclude la nota – ha infine approfondito lo stato del processo di ammodernamento del comparto Difesa e ha condiviso gli sforzi in atto volti alla costante valorizzazione del personale, nonché la necessità di procedere con una visione strategica a forte connotazione interforze, che consenta di razionalizzare le strutture, evitare le duplicazioni, qualificando così le risorse disponibili. I programmi di investimento devono essere caratterizzati da decisioni coerenti nel tempo, ampiamente condivise con i Paesi alleati e con il comparto industriale e aderenti al ruolo dell’Italia nel contesto internazionale».
Quali ministri fanno parte del Consiglio Supremo della Difesa
Oltre a Conte e ai due vicepremier, fanno parte del Consiglio:
- il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Enzo Moavero Milanesi;
- il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta;
- il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria;
- il Capo di Stato Maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli.
Hanno presenziato anche il Sottosegretario Giancarlo Giorgetti, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Ugo Zampetti e il Segretario del Consiglio Supremo di Difesa, il generale Rolando Mosca Moschini.
Il Pd diviso sul rinnovo dei finanziamenti alla Guardia Costiera Libica
Nella mattinata del 25 giugno, a Montecitorio si è parlato anche dei rifinanziamenti delle missioni internazionali. Gli accordi, firmati dal Governo Gentiloni nel 2017, sono stati criticati anche da alcuni deputati del PD, tra cui Francesco Verducci e Vincenzo D’Arienzo, che ne hanno invocato la revoca immediata. Insieme ad altri colleghi di Leu e di +Europa, hanno presentato una risoluzione contro il rinnovo dei finanziamenti della missione di assistenza alla Guardia costiera libica.
«La cooperazione italiana con il governo libico ed in particolare attraverso la Missione di supporto alla Guardia Costiera libica per quanto riguarda l’addestramento e il coordinamento delle operazioni di salvataggio da parte di quella autorità – si legge nella risoluzione – rappresenterebbe una partecipazione diretta dell’Italia ad azioni di respingimento in violazione di tutte le convezioni internazionali a tutela dei diritti umani. Alla luce di quanto fin qui esposto appare evidente l’urgenza di sospendere tutti gli accordi con la Libia in materia di controllo dei flussi migratori».
«Continuare a fingere di non vedere i lager, le torture, le morti nel Mediterraneo davvero non si può», ha detto il dem Matteo Orfini. «Ed è la ragione che mi ha spinto a lavorare con altri colleghi a una risoluzione trasversale che chiede di sospendere quegli accordi». E Verducci e D’Arienzo: «La Libia non è un porto sicuro. Né l’Italia né l’Unione Europea possono affidare alla Libia la gestione dei migranti».
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