L’Italia risarcirà Amanda Knox per aver violato il suo diritto alla difesa
La Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato definitivamente l’Italia a risarcire Amanda Knox per aver violato il suo diritto alla difesa durante un interrogatorio avvenuto a Perugia nel novembre del 2007, pochi giorni dopo l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. La Corte aveva già emesso la sentenza di condanna, ma l’Italia aveva fatto ricorso, chiedendo di riesaminare il caso. Col verdetto di oggi, 25 giugno, la richiesta è stata bocciata e la condanna è diventata definitiva: l’Italia dovrà versare ad Amanda Knox un risarcimento di 10 mila e 400 euro.
Le accuse di Amanda Knox agli inquirenti italiani
È il 6 novembre 2007, sono passati pochi giorni dall’omicidio di Meredith Kercher e Amanda Knox viene ascoltata come persona informata sui fatti. La ragazza dice che Patrick Lumumba, proprietario del bar in cui lavorava, era sul luogo del delitto la sera dell’omicidio. Per questa dichiarazione, poi risultata falsa, Knox è stata condannata per calunnia. Secondo Knox, assolta poi in via definitiva per l’omicidio di Meredith Kercher, quelle dichiarazioni arrivarono dopo una serie di pressioni psicologiche e trattamenti degradanti (la ragazza parlò di “scappellotti” dietro alla testa). Knox accusò gli inquirenti di non averle fornito un interprete e un avvocato e di non averla informata correttamente sull’accusa di calunnia per la quale sarebbe poi stata indagata.
Perché la Cedu ha condannato l’Italia a risarcire Amanda Knox
Per la Corte europea dei diritti dell’uomo non ci sono prove sufficienti sulle presunte vessazioni fisiche e psicologiche subìte da Amanda Knox. Tuttavia, visto che la ragazza ha denunciato più volte questi comportamenti nel corso del processo, gli inquirenti avrebbero dovuto aprire una nuova indagine, più approfondita e imparziale. Amanda Knox aveva chiesto un risarcimento di 500 mila euro per danni morali, 30 mila per la procedura davanti alla Corte e più di 2 milioni di euro per le spese sostenute dalla sua famiglia per i processi in Italia. «La Corte di Cassazione italiana ha già riconosciuto che gli investigatori e inquirenti di Perugia hanno contaminato, manomesso e distrutto prove materiali – ha scritto Knox sul suo blog – quello che non è stato riconosciuto è stato il fatto che gli stessi investigatori e inquirenti hanno sottoposto persone innocenti, Raffaele e me, a torture psicologiche e abusi fisici mentre eravamo sotto interrogatorio. Hanno contaminato le loro stesse indagini producendo falsi comunicati a porte chiuse. E poi hanno incolpato noi».
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