«The Tampon Book», il libro-protesta per aggirare la tassa (troppo alta) sugli assorbenti
Un libro di protesta contro l’alta tassazione degli assorbenti. Un problema che non affligge solo l’Italia, dove gli assorbenti sono ancora considerati un bene di lusso, a cui viene applicata un’Iva del 22%, dopo la recente bocciatura della proposta per abbassarne la tassazione. L’idea è di The Female Company, una start up tedesca che ha l’obiettivo «di rompere i tabù e assicurarsi che ogni donna abbia tamponi ovunque, in qualsiasi momento». La start up ha infatti lanciato sul mercato The Tampon Book, un libro di protesta contro la tassazione tedesca che prevede un’Iva ordinaria del 19% su diversi prodotti di consumo, tra cui gli assorbenti.
La tassazione degli assorbenti in Germania
In Germania, però, esiste anche una tassazione del 7% per prodotti alimentari di prima necessità, per libri e giornali, per opere d’arte e oggetti da collezione, per i biglietti dei mezzi pubblici, per l’ingresso nei musei e in siti di interesse culturale, oltre che per gli affitti a breve termine.
Com’è nato «The Tampon Book»
Ed è così che la start up è riuscita ad aggirare l’Iva del 19% sugli assorbenti, creando un libro di 46 pagine contenente «storie divertenti e sorprendenti sulle mestruazioni» e che al suo interno contiene anche 15 tamponi al suo interno. Il prezzo del volume è di 3,11 euro e sin dal momento della sua uscita ha venduto oltre 10.000 copie, registrando il sold out della prima tiratura in un solo giorno, e in una settimana quello della seconda.
L’anacronismo della tassa tedesca sugli assorbenti
Ann-Sophie Claus, co-fondatrice del progetto, in un’intervista al Guardian ha raccontato il processo che ha portato alla nascita del volume. Dopo aver lavorato per oltre un anno a un progetto di sensibilizzazione sul tema della cosiddetta “povertà mestruale” e dopo aver raccolto oltre 175.000 firme per richiedere al governo di abbassare la tassa sugli assorbenti si è resa conto, dopo un colloquio con il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz, che la lotta della start up non avrebbe trovato sponde nelle istituzioni. Ed è così che è nata la provocazione verso il governo tedesco, in risposta a una tassa anacronistica che «fu decisa nel 1963. 499 uomini e solo 36 donne votarono – spiega la Claus – È tempo di mettere in discussione tali decisioni da una nuova prospettiva di donne moderne e indipendenti».
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