Tiziana Cantone, chiuso un sito che diffondeva i video e quelli di altre giovani
Uno dei siti che diffondeva i video di Tiziana Cantone, la 31enne che si è suicidata il 13 settembre 2016 impiccandosi nella sua casa di Mugnano, alla periferia di Napoli, dopo la diffusione on line dei suoi video privati, è stato chiuso. Lo conferma a Open la mamma, Maria Teresa Giglio. Un fatto «epocale», dice. «Non si tratta solo di aver rimosso quei video da alcuni siti. Giovedì, durante una conferenza stampa alla sede della Stampa Estera a Roma, faremo i nomi di tutti i criminali a cui sono stati venduti questi contenuti illeciti, da parte di un server principale che si trova ovviamente in America. Contro di loro verrà intentata un’azione legale». Un risultato, conferma ancora la mamma di Tiziana, raggiunto grazie al lavoro di un team statunitense di esperti informatici contro la pirateria e la pedopornografia, «Emme», rappresentato in Italia dallo studio legale Bernardini de Pace di Roma in collaborazione con “La Caramella Buona” Onlus, associazione che in Italia lotta contro la pedopornografia da più di 23 anni.
«Un grande lavoro che porterà finalmente a una svolta importante», dice Maria Teresa. «Se c’è da volontà, da parte delle istituzioni, è possibile obbligare questi server a rimuovere i contenuti illegittimi, che rappresentano dei veri e propri crimini». Da un anno, infatti, spiega su Facebook “La Caramella Buona“, era stato creato un sito internet in grado di spiare le minorenni di tutto il mondo sui loro social network. Un sito, H-Periscope.com – finalmente chiuso – che consentiva ai pedofili, a pagamento, di accedere live, e registrare, le video chat di migliaia di ragazze minorenni: su Twitter, YouTube e Facebook. I pedofili riuscivano anche a vedere l’indirizzo da cui le minorenni si collegavano.
«Serve la volontà politica»
Se c’è la volontà, dice Maria Teresa, «si può fare, anche a costo zero». La storia di Tiziana «ha sempre dimostrato che quella volontà non c’è, da parte di chi potrebbe arginare questo triste fenomeno». Maria Teresa Giglio aveva raccontato a Open di avere cercato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, senza successo. «No, con Bonafede non ho mai parlato, ma vedo con favore quello che il Parlamento sta facendo sul revenge porn», dice oggi. È «grazie alle leggi statunitensi che si è arrivati a questo risultato», assicura Maria Teresa Giglio. «Lì le leggi funzionano eccome. Per me “revenge porn” non è un termine esatto. È pornografia non consensuale, illecita, come la vogliamo chiamare: come viene definita negli Usa», dice la mamma di Tiziana Cantone. «Non è solo per vendetta che si divulgano queste immagini. Lo si fa per tante ragioni, per puro divertimento: una moda molto triste che fa riflettere. Ci vuole qualche deterrente. È inutile parlare di educazione e uso consapevole, qui si tratta di persone senza cervello. Adulti. Sono veri e propri criminali. L’ho sempre detto. Ci vogliono leggi come lì (negli Stati Uniti, ndr) mentre qui, invece, si continua a dormire sugli allori».