Il dibattito sulle sigarette elettroniche resta aperto: dati insufficienti pro e contro
A quanto pare passare alle sigarette elettroniche non significa che automaticamente queste ci aiuteranno a smettere. Di sicuro non bastano a eliminare la dipendenza dalla nicotina.
Allo stesso tempo, anche gli studi più critici che vorrebbero trovare nelle sigarette elettroniche effetti indesiderati, facendole finire tra le cose che possono danneggiare la salute, non sembrano fornire prove sufficienti.
Nel dibattito si inserisce anche la rivista Nature, riscontrando in un editoriale la carenza di sufficienti dati pro e contro, lasciando ancora aperta la questione sulla sicurezza e utilità delle cosiddette e-cigarette.
Una efficacia ancora incerta
Dal momento che il fumo è una delle maggiori emergenze sanitarie evitabili da oltre mezzo secolo, non è da biasimare la scelta da parte dei fumatori più incalliti di passare allo svapo.
Esistono tuttavia altre strategie che sembrano avere altrettanta se non maggiore efficacia. Sempre che di “efficacia” si possa parlare. Di fatto nel mercato globale i produttori di sigarette non sembrano essere minacciati dalle e-cigarette.
L’ultima ricerca condotta fino a oggi è stata pubblicata nel febbraio scorso sul The New England Journal of Medicine. Lo studio è ritenuto uno dei migliori sul tema, mostrando come il 75% dei partecipanti non fosse stato capace nel lungo periodo di smettere senza l’ausilio di altri metodi.
Così restano aperti almeno tre quesiti:
- Lo svapo aiuta davvero a smettere di fumare?
- Potrebbe portare i giovani alle sigarette vere e proprie?
- Le sostanze contenute nelle essenze sono del tutto sicure nel lungo periodo?
Maggiori preoccupazioni negli Usa
Negli Stati Uniti queste preoccupazioni sono giustificate dal fatto che i produttori di e-cigarette stanno andando oltre i livelli di nicotina che nell’Unione europea non sarebbero permessi.
Inoltre cominciano a esserci parecchi giovani tra 14 e 18 anni che cominciano direttamente dallo svapo. Nel biennio 2017 – 2018 questo fenomeno è aumentato del 78%: uno studente su cinque delle scuole superiori e uno su 20 delle scuole medie.
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