Dl Crescita diventa legge, il governo incassa la fiducia al Senato: ambiente, fisco e il nodo Ilva
Il decreto Crescita è diventato legge, dopo il voto del Senato sul quale il governo aveva posto la fiducia. 158 i voti a favore, contro i 104 contrari e 15 astenuti. Nessuno scossone per la tenuta della maggioranza Lega-M5s, ma qualche segnale di allarme sul terreno perso a palazzo Madama c’è, visto che rispetto al primo voto di fiducia incassato dal premier Conte in quest’aula, ad oggi si contano 13 voti in meno.
Nel provvedimento, definito “omnibus” per la quantità e varietà di ambiti coinvolti, ci sono quindi lo scivolo di cinque anni per gli aspiranti pensionati, il cosiddetto “salva Roma” con un intervento dello Stato per 1,4 miliardi di euro, l’estensione all’accesso al credito per le imprese in concordato preventivo, come nel caso di Mercatone. Si riaprono anche i termini per la rottamazione delle cartelle inviate dal fisco e quelle del saldo e stralcio, con nuova scadenza per mettersi in regola fissata al 31 luglio.
Ambiente ed energia
In ambito ambientale, il Dl Crescita prevede anche contributi ai Comuni per progetti di efficienza energetica e di sviluppo territoriale sostenibile, oltre all’estensione dell’incentivo per la rottamazione all’acquisto di ciclomotori e motoveicoli, sia elettrici che ibridi, di tutte le categorie e a prescindere dalla potenza.
Le imprese e i centri di ricerca possono continuare ad accedere agli strumenti di credito, finanziamenti agevolati e contributi diretti per progetti su efficenza e sostenibilità delle risorse nell’ambito dell’economia circolare. Agevolazioni anche per gli interventi di rigenerazione urbana rivolti ai comuni anche per la manutenzione straordinaria, di restauro, di ristrutturazione edilizia dei fabbricati e successiva vendita.
Imprese e lavoro
Nel dl Crescita ci sono anche gli interventi su Inpgi e Radio Radicale, Ilva e Alitalia, sulle garanzie per gli investimenti e la partecipazione alle fiere, per i fornitori di Mercatone Uno e i lavoratori rimpatriati e i docenti e ricercatori che rientrano in Italia, con aliquota al 7%, per i pensionati stranieri che si trasferiscono nei piccoli comuni del Mezzogiorno e gli incentivi per le assunzioni nel Sud, lo sgravio contributivo per chi assume diplomati dopo aver effettuato donazioni alle loro scuole.
Sul siderurgico di Taranto restano ora le incognite sul suo futuro nelle mani della indiana Arcelor Mittal, che già ieri aveva annunciato la possibilità di chiudere l’impianto a settembre, in assenza di garanzie e tutele legali nel provvedimento approvato oggi al Senato, nonostante le promesse ricevute prima dell’investimento nella città jonica.
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