«Calcio femminile covo di lesbiche», dopo gli insulti alla guardalinee il telecronista ci ricasca
Era il 23 marzo scorso quando Sergio Vessicchio, telecronista della rete campana Canalecinque, aveva definito «uno schifo» la presenza di una guardalinee nella partita di eccellenza tra l’Agropoli e il Sant’Agnello.
Ora, con i Mondiali di calcio femminile in corso e la grande attenzione mediatica scatenata dai successi delle azzurre Vessicchio sembra essere ricascato nello stesso leitmotiv.
«Un covo di lesbiche»
In un articolo pubblicato su CalcioGol, Vessicchio ha definito il calcio femminile «un covo di lesbiche».
«Una donna che gioca a calcio è rispettabilmente, nella maggior parte dei casi una, lesbica. È come l’uomo che gioca con le bambole o che fa il ballerino: nella maggior parte delle ipotesi è rispettabilmente un omo», scrive nel suo articolo.
L’attacco poi a chi definisce il calcio femminile “calcio”: «Il calcio femminile va tenuto nella giusta considerazione per quanto propone e non ci vengano a dire che è calcio – continua Vessicchio – dal punto di vista del pensiero è un calcio dove si annidano le lesbiche, dove il lesbo trova la sua esaltazione e dove il lebismo trova il suo naturale covo».
«Atlete mascoline»
Poi l’affondo sulla bellezza delle giocatrici: «Il calcio femminile non piace nemmeno ai soliti guardoni, quei maschiacci malati di sesso pronti a guardare ogni cosa al femminile. Nemmeno questa scadente e vergognosa categoria ripugnante guarda il calcio delle donne. La motivazione è semplice: sono mascoline».
«Ci stanno prendendo in giro»
Insomma il calcio non è uno sport da donne: «Il calcio femminile è un’altra cosa rispettabilmente, con donne in campo, allenatrici donne e arbtri e assistenti donne», continua Vessicchio che conclude dicendo: «Se solo per un attimo ci fermiamo a pensare facendo emergere la ragione ci rendiamo conto che il calcio femminile è rispettabilmente un fatto al femminile non c’entra niente con il calcio».
Il telecronista era stato già stato sospeso dall’Ordine dei Giornalisti della Campania dopo il caso della guardalinee Annalisa Moccia. «Le sue parole causano un grave danno all’immagine dell’Ordine, non soltanto della Campania, ma di tutto l’ordine nazionale», aveva dichiarato il presidente Ottavio Lucarelli.
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