Ragazzi che non studiano e non lavorano: l’Italia è al primo posto in Europa
I dati pubblicati da Eurostat non sono per niente confortanti: l’Italia primeggia nell’Ue per i giovani che non studiano né lavorano. La percentuale di Neet – è così che vengono chiamati – tra i 20 e i 34 anni è la più alta in Europa. Quasi il doppio della media.
Dopo l’Italia c’è la Grecia
Questo è ciò che emerge dall’aggiornamento Eurostat sull’intero 2018, anno che ha visto la quota di Neet scendere al 28,9% dal 29,5% dell’anno precedente. Dopo l’Italia, c’è la Grecia con il 26,8% e la Bulgaria con il 20,9% mentre la media dell’eurozona è di 17,2% e quella Ue del 16,5%. I migliori restano Svezia (8%) e Paesi Bassi (8,4%).
Incrociando i dati con quelli dell’Istat, nella fascia 15-34 anni il numero dei “neet” supera i 3 milioni.
Le reazioni
Parla di un «grosso problema» e di un «futuro tragico» il segretario confederale della Cgil Tania Scacchetti secondo cui un dato così negativo sarebbe da addebitare sia a «un basso numero di diplomati e laureati rispetto alla media Ue» sia a un «mercato del lavoro che fatica a far entrare le nuove generazioni». Da evitare, secondo la Scacchetti, è che i giovani entrino «nella trappola dei tirocini».
«Non c’è più fiducia nel futuro e così il nostro Paese è destinato a una stagnazione perpetua. Da un lato bisogna creare un collegamento tra scuola e mondo del lavoro, dall’altro servono investimenti in ricerca, innovazione e infrastrutture» è il commento del segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo.
Per Annagrazia Calabria, deputata di Forza Italia, invece, «i giovani sono condannati all’esclusione sociale» e «se la risposta a questo fenomeno è stata il reddito di cittadinanza, non c’è strada più sbagliata».
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