Scandalo Università, il ministro Bussetti: «Annulleremo i concorsi truccati. I docenti? Sospesi»
«I concorsi truccati saranno sospesi», dice il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, dopo l’inchiesta sui presunti concorsi truccati all’università di Catania, guidata dal procuratore Carmelo Zuccaro. Nelle indagini sono finite 40 persone in tutta italia, indagate a vario titolo per corruzione e associazione per delinquere. Il rettore dell’Università di Catania Francesco Basile è stato sospeso.
Le accuse: «Bandi cuciti su misura»
I docenti universitari, molti dei quali dell’ateneo catanese, sono accusati di aver creato un vero e proprio sistema con bandi per i concorsi fatti su misura per favorire i candidati prescelti, escludendo tutti gli altri.
Alle cattedre dell’università di Catania, dunque, secondo l’ipotesi accusatoria, si accedeva solo per raccomandazione e chi osava presentare ricorsi o denunce rischiava sanzioni pesantissime, dai ritardi nella progressione in carriera fino all’emarginazione (come nel caso di Giambattista Scirè, storico e ricercatore universitario intervistato da Open).
Cosa farà il ministro
«Qualora ci fossero dei concorsi che dovessero risultare truccati, saranno annullati. Il nostro ordinamento – ha dichiarato il ministro Bussetti in un’intervista al Messaggero – ha tutti gli strumenti per consentire il ripristino della legalità violata e abbiamo immediatamente richiesto alla Procura di Catania di fornirci la lista completa dei nomi dei docenti coinvolti nell’indagine penale. E procederemo conseguentemente a sospenderli – ha continuato Bussetti – non solo dalle commissioni di concorso, ma da qualsiasi eventuale rapporto di collaborazione in essere con il Miur»
Ha precisato, poi, che «sarà la magistratura ad appurare se tra gli indagati ci sono dei colpevoli». «Noi non staremo a guardare, certamente ci costituiremo parte civile per chiedere il risarcimento dei danni ai professori di cui verrà accertata la responsabilità. Non faremo sconti a nessuno» ha concluso.
Le intercettazioni
A fare più scalpore sono soprattutto le parole usate da alcuni docenti, intercettati dalla Procura di Catania. Il prof Giuseppe Barone, ad esempio, parlando al telefono con uno degli idonei al concorso, diceva: «Dieci domande con sette idonei tra cui lei. Quindi ci vuole la preselezione, io le sparo alcuni nomi ma ora mi faccio dare tutto l’elenco e vediamo chi sono questi stro**i che dobbiamo schiacciare».
Carmelo Monaco, direttore del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania, invece, se la prendeva con un candidato che aveva fatto ricorso amministrativo per un concorso. In questo caso passava addirittura alle ritorsioni sulla moglie di lui: «Non andrà mai in una commissione di dottorato né avrà mai un dottorando, hanno pestato la merda e ora se la piangono».
A chiudere il cerchio ecco le parole del rettore dell’Università di Catania Francesco Basile: «Ne ho uno al giorno che viene per un problema di parentela… perché poi alla fine qua siamo tutti parenti. Penso perché l’università nasce su una base cittadina abbastanza ristretta, una specie di élite culturale della città perché fino ad ora sono sempre quelle le famiglie».
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