Sea Watch, il sindaco Orlando contro Salvini: «Va contro la sicurezza: lo denuncio». La reazione del ministro
Sul caso Sea Watch è scontro tra il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il ministro degli Interni Matteo Salvini. «La verità è che lo stato di emergenza e necessità è stato creato ad arte dal ministro dell’Interno, che per questo intendo denunciare come unico e vero responsabile e di quello che è accaduto», dice il primo cittadino oggi, lunedì 1 luglio, nel corso di una conferenza stampa a bordo della nave Rainbow Warrior di Greenpeace a Palermo. «Rivolgo un appello all’Europa, ai sindaci di tutta Europa: per favore, non penalizzate i diritti in Italia per colpa di un governo impresentabile»
La comandante della Sea Watch, dice Orlando, «ha atteso giorni e giorni a bordo, mentre viveva sofferenze con rischi di suicidio per disperazione. Alla fine ha fatto fino in fondo il proprio dovere: ha cercato di mettere in salvo questi migranti trovandosi in uno stato di necessità creato artificiosamente dal ministro dell’Interno che è il vero responsabile».
Immediata la risposta via social del leader del Carroccio: «Il sindaco sinistro di Palermo mi vuole denunciare… Tremo dalla paura», scrive su Twitter e Facebook Matteo Salvini replicando a Orlando.
«Attentato alla sicurezza»
Per Leoluca Orlando «siamo in presenza di un attentato alla sicurezza organizzato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, il quale non tiene conto della sicurezza degli esseri umani». Il primo cittadino di Palermo non le manda a dire: «È una specie di monomania del ministro dell’Interno, il quale non si occupa della sicurezza, ma di 40 migranti che sono sulla Sea Watch, e nel frattempo, come ha dichiarato il sindaco di Lampedusa, centinaia di profughi entrano indisturbati. Questo accanimento è illecito e
illegittimo».
Per Orlando la conseguenza «è l’emarginazione assoluta dell’Italia dal resto dell’Europa con danni incalcolabili per la nostra economia e per la nostra stessa credibilità. È un comportamento vergognoso del ministro dell’Interno perché tra l’altro viene smentito dal ministro degli Esteri, il quale ha affermato con grande chiarezza che la Libia non è un porto sicuro». Carola Rackete «si difenderà, come è giusto che sia in uno Stato di diritto, non si avvale della immunità parlamentare di cui si è avvalso vergognosamente il ministro Salvini e dimostrerà che si è trovata nell’esercizio delle sue funzioni di comandante di una nave».
In copertina/Simone Arveda/Igor Petyx/ Ansa
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