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Cosa ci insegna la foto fake dei deputati che banchettano su un gommone della Sea Watch

02 Luglio 2019 - 14:54 Juanne Pili
Possiamo davvero liquidare il fotomontaggio di Alex Bazzaro come ironico? Forse c'è qualcosa di più

Facciamo il punto sulla palese foto fake postata recentemente su Facebook, con alcuni esponenti Dem che banchettano felici su una barca recante le insegne della Sea Watch, perché ha qualcosa di interessante da dirci, al di là dell’analisi fotografica, la quale necessiterebbe una volontà di verificare prima di condividere.

A giudicare da come è finita la vicenda della foto, ritoccata dal deputato leghista Alex Bazzaro, forse c’è qualche speranza: sì, perché alla fine a debunkare la “fake news” sarebbe stato un altro deputato, il collega del Partito democratico Andrea Ferrazzi.

Il fotomontaggio di Alex Bazzaro su Facebook

L’ironia dipende anche dal contesto in cui si fa

Bazzaro si giustifica sostenendo che si trattasse solo di uno scherzo. Il problema è sempre di contesto, e in questo caso anche del ruolo che si veste quando si fanno certe cose pubblicamente. 

A questo si aggiunge un altro fenomeno, ovvero quello dell’impossibilità di riconoscere l’ironia da parte di chi in rete cerca solo ed esclusivamente contenuti forti che appaghino i propri pregiudizi. 

Se questo avviene in una situazione in cui vengono lanciate pesanti ingiurie nei confronti della capitana della Sea Watch Carola Rackete, un foto-montaggio intrinsecamente semplice e “innocente”, può trasformarsi in un’arma di propaganda. 

Burloni o avvelenatori di pozzi?

In questo sistema rientrano gli avvelenatori di pozzi, come Gian Marco Saolini. Fa specie che a difenderlo siano stati in tempi recenti proprio autori spesso dediti nell’inasprire un clima d’odio nei confronti delle minoranze, spesso oggetto delle fake news a scopo di mero clickbait di Saolini.

Quando in un contesto di aspro dibattito nei social si introducono contenuti distorti, la giustificazione dell’ironia è di fatto marginale davanti agli interessi politici o di marketing.

Il pubblico dell’avvelenatore di pozzi non è lo stesso di siti satirici come Lercio, bensì una precisa fascia di arrabbiati, che non visitano la bacheca di un deputato con l’idea di farsi due risate.

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