Parla il pm che ha fatto arrestare Carola: «Ha sbagliato, non temo strumentalizzazioni politiche» – Il video
Mentre il giudice delle indagini preliminari sta decidendo sul caso di Carola Rackete, il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio viene ascoltato in commissione Giustizia e Affari Costituzionali alla Camera. «L’attività delle Ong potrebbe essere considerata illecita solo nel caso di un accordo preventivo tra trafficanti e Ong cosa finora mai provata», spiega.
La procura di Agrigento ha chiesto il divieto di dimora in alcuni comuni siciliani per la capitana della Sea Watch 3, quindi il Gip non potrà decidere di applicare misure cautelari più pesanti di queste. «La condotta di Carola Rackete non è stata determinata da uno stato di necessità perché l’imbarcazione aveva l’assistenza in rada, come dimostrato dal fatto che gli ammalati sono sbarcati» sostiene Patronaggio.
Opposta la posizione della Ong tedesca. Per Matteo Salvini «le parole di Patronaggio sono chiarissime. La fuorilegge merita il carcere». Su questa considerazione, il procuratore Patronaggio (in precedenza al centro delle critiche del Carroccio per il caso Diciotti) sorride ma non commenta.
Gli sbarchi fantasma
Intanto a Lampedusa, come denunciato più volte dal sindaco Totò Martello, continuano gli sbarchi. A confermarlo è lo stesso Patronaggio: «Mentre si agitava il caso della Sea Watch 3, negli stessi giorni in silenzio oltre 200 migranti sono sbarcati con vari mezzi, salvataggi di Guardia di finanza e Guardia costiera o barchini».
Il pericolo maggiore per la sicurezza dell’Italia «non sono i gommoni che arrivano dalla Libia» ma «gli sbarchi fantasma», ovvero le imbarcazioni che riescono a raggiungere l’Italia senza essere intercettate in mare. A bordo spesso ci sarebbero «soggetti che hanno problemi giudiziari e che astrattamente potrebbero essere collegati» a gruppi terroristici o all’Isis. «Chi va sui gommoni fantasma – spiega – è evidente che vuole sottrarsi ai controlli»
La Libia «non è un porto sicuro»
Diversamente da quanto sostenuto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, la Libia «non può essere considerata porto sicuro e dunque non si può respingere verso quel Paese» ha concluso Patronaggio, ripetendo le parole usate pochi giorni fa anche dal ministro degli Esteri Moavero Milanesi.
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