Le bufale, la disinformazione e i misteri su Carola Rackete
Il capitano della Sea Watch, Carola Rackete, è diventata oggetto di bufale, disinformazione e vittima di foto «comparse dal nulla» o «diffuse dai russi» per screditarla. Di fronte ai fatti, e cioè all’arresto in seguito allo scontro con la motovedetta della Guardia di Finanza, gli utenti del web non si sono lasciati sfuggire la possibilità di «spulciare in Rete» qualsiasi cosa pur di screditarla anche nel caso di ritrovarsi a mani vuote: «non ha un profilo social, vuole nascondersi».
La patente nautica
Il sito Mag24.es pubblica il 28 giugno 2019 un articolo dal titolo «Fermi tutti! La capitana? Pare non abbia nemmeno la patente nautica: dalla laurea al curriculum, in Rete non c’è alcuna conferma dei prodigi che decantano i giornaloni». Un unico testo con tutta una serie di affermazioni sul capitano della Sea Watch, partendo da quella della presunta assenza della patente nautica.
Secondo quanto riportato nel testo pubblicato nel sito Mag24.es, dominio spagnolo intestato a un italiano, Carola Rackete «non risulta nei database dei registri nautici in Germania» e dunque «pare» – sinonimo di «sembra» – che «non abbia mai conseguito nemmeno la patente nautica per poter condurre un gommone di potenza superiore ai 40 CV».
Dal profilo Linkedin di Rackete dichiara di essersi laureata presso la Jade University di Elsfleth (Bassa Sassonia, Germania), e nello specifico seguendo il corso di studi Nautical Science and Maritime Transport che permette di ottenere la certificazione – Befähigungszeugnis – come ufficiale di bordo.
Carola, inoltre, riporta di essere stata ufficiale di bordo presso Greenpeace che di recente le ha dichiarato solidarietà. Al momento nessuno degli enti per i quali ha dichiarato di aver prestato servizio hanno negato le collaborazioni passate e i ruoli riportati.
Fino ad oggi, a partire dal suo arresto, nessuna autorità ha diffuso informazioni in merito al presunto mancato possesso della patente nautica o di certificati che attestino l’idoneità. Sarebbe stata, in questo caso, un’informazione compromettente nei confronti della stessa Ong Sea Watch.
Contattati da Open, Greenpeace ha confermato l’attività svolta da Carola Rackete come secondo ufficiale a bordo dell’Arctic Sunrise nel 2015 per tre mesi. Una conferma arriva anche da parte della British Antartic Survey:
Dear David,
I can confirm Ms Rackete was employed as a Second Officer (Navigation) onboard the RRS James Clark Ross and RRS Ernest Shackleton. She was employed by British Antarctic Survey from 2016-2017.
La Edge Hill University non fornisce informazioni riguardanti i suoi studenti, ma insistendo un po’ Open ha ottenuto la seguente risposta in cui non contestano il contenuto dell’account Linkedin di Carola:
Dear David Puente
While we do not release personal information about our students or graduates without their permission, we certainly do not dispute any of the information that Carola Rackete shares on her LinkedIn profile concerning her studies at Edge Hill University.
Hope this helps.
«È una donna, difficile che diventi capitano»
L’autore del testo pretende di confermare la teoria della patente nautica sostenendo che «nell’ambiente nautico, prettamente maschilista e conservatore di certe tradizioni, alla stregua di quello aeronautico di linea, per una giovane ragazza è praticamente impossibile diventare capitano e ottenere il comando». Non è il primo capitano donna della Sea Watch – ricordiamo la 40enne Pia Klemp – e non si sta parlando di imbarcazioni militari o private tipo da crociera, ma di un’imbarcazione privata di una ONG.
Le Università non confermano o assente nei loro registri?
Sempre dall’articolo pubblicato da Mag.es, secondo l’autore «il suo nominativo non si trova nemmeno nei registri dell’universitá di Jade». Anche altri utenti hanno sostenuto che l’Università di Egde Hill «non può fornire conferme» sul master conseguito da Rackete.
In tutta questa narrativa vengono ignorate alcune condizioni legate alla disciplina sulla Privacy, sia precedenti che quelle attuali come l’ormai noto GDPR, il Regolamento generale sulla protezione dei dati in vigore dal 2018: se si prova a richiedere informazioni riguardanti un iscritto presso un qualsiasi istituto scolastico o universitario la risposta più ovvia riscontrabile è proprio «non possiamo confermare».
Non si tratta ne di una conferma, appunto, ne di una smentita ma quest’ultima risulta la formulazione preferita da chi vuole per forza sostenere la tesi delle false attestazioni. Tuttavia c’è chi riesce ad ottenere le informazioni e chi no. Infatti, contattata l’Università di Jade ho ottenuto risposta in merito:
Dear David Puente,
yes, we can confirm that Carola Rackete took a Bachelor´s Degree in Nautical Science in 2011 at our University.
La foto diffusa sul social russo
Il 29 giugno 2019 alle ore 21:33 un utente di nome Giancarmine Bonamassa pubblica sul social network russo Vkontakte la foto di Carola Rackete nell’ufficio della Polizia destinato allo scatto della foto segnaletica. Foto risultata illegale, tanto che la Questura indaga sulla sua diffusione.
Secondo alcuni utenti si tratterebbe di un poliziotto, un «servitore dello Stato», ma senza fornire alcuna prova a sostegno di tale affermazione.
«Ecco il profilo VK del “servitore dello stato” che si fa i selfie con gli arrestati», scrive Fabio su Facebook, ma la Polizia di Stato – contattata da Open – nega l’esistenza di un agente con tale nome e cognome operante sul posto.
Nelle foto successive presenti sul profilo del social network russo si apprende che si tratta di un signore anziano – lo stesso dell’omonimo profilo Facebook – che non fa altro che condividere meme sovranisti, legati all’estrema destra italiana, razzisti e intolleranti.
Da qui a proporre la teoria della Russia dietro la foto ce ne vuole e chiunque può iscriversi al social network VK.
La cocaina e le carte di credito
Circola l’immagine con all’interno un testo su Carola Rackete:
Carola Rackete …la “Capitana” è già stata in galera per possesso di cocaina e carte di credito rubate. La madre lavora alla Bayer, il nonno ha fatto parte delle SS e il padre ingegnere oramai in pensione, ora lavora per un’azienda che produce e commercializza armi in tutto il mondo …
Tipico meme costruito appositamente per diffamarla senza fornire alcuna prova e sulla base dei pregiudizi nei suoi confronti, dall’aspetto fisico alle origini:
- viene chiamata “Capitana” con disprezzo, tipico di chi si fa problemi sul fatto che sia una donna;
- avendo i capelli rasta viene associata alle droghe, in questo caso la cocaina, e la delinquenza, sostenendo che abbia rubato carte di credito;
- vengono sottolineati anche i lavori dei due genitori, contraddittori secondo alcuni nei confronti di Carola;
- siccome è tedesca le viene associato per forza un nonno membro delle SS,
Non vi è alcun riscontro in merito alle accuse. La madre non lavora alla Bayer, ma risulta essere casalinga. Il padre Ekkehart Rackete era in possesso di un account Linkedin, attualmente irraggiungibile, ma come riporta Il Giornale operava da anni come consulente presso la Mehler Engineered Defence che opera nel settore militare.
Una società che però non produce armi, come invece pretendono di raccontare siti come Mag24.es. Dal sito ufficiale della società tedesca si evidenzia che opera nella sicurezza dei soldati, delle forze dell’ordine e nel campo civile. In pratica, una società che elabora sistemi di protezione come scudi e sistemi di protezione balistica.
La società fornisce, inoltre, servizi sul campo per l’individuazione di vulnerabilità e misure tecniche legate all’antiterrorismo. Sostenere che produca armi risulta scorretto. Resta comunque il concetto che eventuali colpe dei padri non vanno gettate addosso ai figli.
La mancata vita social di Carola
Alcuni utenti sostengono, come un Rosario Marcianò con Valeria Solesin, che non essendoci profili Facebook o altro su di lei online allora «la sua storia è falsa» o «ha qualcosa da nascondere».
Oggi giorno sembra impossibile per chi naviga online che qualcuno possa non essere iscritto ad un social network, ma la realtà dei fatti dimostra che esistono e sono sempre esistite persone che hanno deciso di non farne parte e di proseguire le loro vite in altro modo evitando di crescere nelle proprie menti l’idea che tutto il mondo sia social.
Nessun mistero, Carola come tanti altri preferiscono fare altro che scrollare con il pollice opponibile il cellulare a vedere gattini o le bufale sul suo conto su Facebook o Twitter.
Conclusioni
Al di la delle accuse che hanno portato al suo arresto, nessuna prova viene fornita per dare fondamento alle accuse rivolte a Carola Rackete. Tutto ciò che viene riportato è fonte di dubbio e di incertezza spacciato per sicuro nei titoli e nei meme.
Chiunque, con tale gioco, potrebbe parlare del sesso degli angeli illustrando i suoi dubbi su quale esso sia. In assenza di prove e di riscontri risulta tutta un’opera di diffamazione basata sul nulla.
Leggi anche:
- «Due nigeriani violentano 15enne a Bolzano» ma lei si era inventato tutto per il suo ragazzo
- Il boomerang di Salvini: niente espulsione per Carola. Rischia anche il processo per averla chiamata “criminale”?
- Parla il pm che ha arrestato Carola: «Ha sbagliato, non temo strumentalizzazioni politiche» – Il video
- Cosa ci insegna la foto fake dei deputati che banchettano su un gommone della Sea Watch