Scandalo università, il prof indagato: «Le intercettazioni? Frasi fra amici, quando si scherza e si dicono parolacce»
«Le intercettazioni non provano nulla. Frasi dette in contesti diversi, fra colleghi e amici in privato, quando si scherza e si dicono parolacce». A scrivere è Giuseppe, detto “Uccio” Barone, ex direttore del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’università di Catania, finito nell’inchiesta della procura di Catania per associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Inchiesta in cui sono stati sospesi il rettore dell’università di Catania Francesco Basile, l’ex rettore e il prorettore. Inoltre, risultano indagati 40 professori in tutta Italia; e 27 i presunti concorsi truccati, o meglio cuciti addosso ai candidati preferiti.
Al via gli interrogatori
«Sono onesto e pulito dentro e fuori, anche se adesso tutti calunniano e insultano. Non parlo dei magistrati, facciano presto le loro indagini, non ho nulla da temere» aggiunge Barone che dovrà presentarsi davanti ai giudici il 4 luglio. Un interrogatorio durante il quale sarà chiamato a difendersi e a spiegare la sua versione dei fatti.
Insieme a lui, nello stesso pomeriggio, saranno sentiti anche il rettore Francesco Basile, l’ex rettore Giacomo Pignataro, il prorettore Giancarlo Magnano San Lio e il direttore del dipartimento di Giurisprudenza Roberto Pennisi. Dopo l’interrogatorio di garanzia, il Gip deciderà i mesi di sospensione per ciascuno dei docenti finiti sotto inchiesta.
C’è chi difende i prof indagati
«Ti sono vicino, saprai dimostrare la tua estraneità a questa vicenda» scrive un utente al professore Uccio Barone; «Chi lo conosce veramente sa che è davvero impossibile anche solo immaginare la sua colpevolezza. Spero che questo inferno finisca al più presto» è il messaggio, invece, per il prof. Giovanni Gallo, direttore del dipartimento di matematica e informatica dell’università di Catania.
Le intercettazioni
Ma le intercettazioni raccontano tutta un’altra storia con passaggi che gettano ombre sull’università di Catania. «Abbiamo obbedito al rettore, questo è ciò che abbiamo fatto con una maggioranza bulgara» diceva il prof Giovanni Gallo, intercettato dalla polizia. Il riferimento era all’elezione del consiglio d’amministrazione.
D’altronde era lo stesso rettore dell’ateneo catanese che diceva: «Alla fine qua siamo tutti parenti. Penso perché l’università nasce su una base cittadina abbastanza ristretta, una specie di élite culturale della città perché fino ad ora sono sempre quelle le famiglie».
A impressionare di più sono le parole del professor Giuseppe “Uccio” Barone che, parlando al telefono direttamente con uno degli idonei al concorso, tuonava: «Dieci domande con 7 idonei tra cui lei. Quindi ci vuole la preselezione, io le sparo alcuni nomi ma ora mi faccio dare tutto l’elenco e vediamo chi sono questi stro**i che dobbiamo schiacciare».
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