«Non mandateci corrieri di colore»: polemica sulla mail di un’azienda del Bresciano
«Buongiorno, chiediamo tassativamente, pena interruzione di rapporto di fornitura con la vostra società, che non vengano più effettuate consegne utilizzando trasportatori di colore e/o pakistani, indiani o simili». È il testo della mail che alcune aziende del Bresciano si sono viste arrivare nella casella di posta elettronica. L’oggetto del messaggio: comunicazione importante, il mittente: Chino Color Srl, azienda di Lumezzane che si occupa di lavorazione di metalli.
Il testo continua: «Gli unici di nazionalità estera che saranno accettati saranno quelli dei paesi dell’est, gli altri non saranno fatti entrare nella nostra azienda, né tantomeno saranno scaricati. Distinti Saluti».
A denunciare l’accaduto, uno dei fornitori dell’azienda a cui è arrivata la mail, che a sua volta ha inviato una risposta: «Ci dispiace leggere quanto da voi scritto, soprattutto non riusciamo a capirne le motivazioni. In risposta alla segnalazione della nazionalità dei nostri operatori, Dtm garantisce la corretta assunzione dei propri collaboratori e sulla loro regolarità di soggiorno nel nostro Paese. Per tutti, italiani o stranieri, Dtm chiede che essi applichino nel proprio lavoro professionalità, correttezza, tempestività e cortesia».
Open ha provato a mettersi in contatto con Chino Color Srl per avere una replica. Ma attualmente le linee risultano non raggiungibili. «Abbiamo avuto disposizioni dal dirigente di non aggiungere altro a quanto è stato già pubblicato. Mi dispiace ma la devo salutare», aveva detto la segretaria di Chino Color srl al Corriere della Sera.
Mentre un dipendente ha cercato di giustificare l’accaduto come «uno sfogo». «Se diciamo che possono venire qui a caricare o scaricare a determinati orari, è perché non possiamo fare diversamente. Eppure c’è chi viene due ore prima e pretende di essere servito subito, spesso con maleducazione ed arroganza. Finché ci siamo noi, sopportiamo. L’altro giorno invece hanno trovato il titolare e dall’ufficio è partita quella mail», ha detto il dipendente all’Ansa.
Il contenuto è diventato virale sui social, condiviso dall’avvocato Cathy La Torre dello studio Wildside Human First. La Torre ha detto che la mail ha suscitato l’indignazione anche di altri fornitori, alcuni l’hanno consultata per chiederle se è possibile rescindere il rapporto di lavoro con la Chino Color.
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