Salvini a Trenta sulla missione Sophia: «In due anni recuperati 18mila migranti, tutti arrivati in Italia»
«Al ministro della Difesa replicano i numeri». Così Matteo Salvini ha continuato il botta e risposta tra lui ed Elisabetta Trenta, iniziato qualche giorno fa durante la questione dei migranti a bordo della Alex. Trenta aveva criticato la scelta del vicepremier di uscire dalla missione europea Sophia, che prevedeva l’impiego delle navi militari per pattugliare il Mediterraneo contro i trafficanti.
E i numeri li ha forniti il Viminale: secondo fonti interne, l’Operazione Sophia ha registrato «126 interventi nel 2017 per 15.218 persone soccorse», e «29 interventi nel 2018 per 3.172 immigrati soccorsi». In totale si tratta di 18.390 migranti recuperati dal mare: «Tutti arrivati in Italia», specificano.
«Non rispondo alle polemiche. Il lunedì mattina mi alzo contento, altri un po’ nervosetti, problema loro», ha detto a margine di una iniziativa per il centenario dell’Associazione nazionale degli alpini a Milano.
Trenta: «È stato lui a dire no agli aiuti della Marina»
«Quanto sta accadendo in questi giorni si sarebbe potuto evitare», ha detto la ministra della Difesa Elisabetta Trenta. In un’intervista con il Corriere della Sera, ha risposto alle accuse di scarso impegno della Marina militare nel fronteggiare gli sbarchi di migranti, formulate da Salvini. «Lo avevo detto a Salvini: senza la missione Sophia torneranno le Ong. Non ha voluto ascoltare e adesso si lamenta».
Nei mesi scorsi, Salvini aveva annunciato l’uscita dell’Italia dalla missione, da lui ritenuta «inutile e dannosa», provocandone di fatto la sospensione. A capo di Sophia c’era l’ammiraglio italiano Enrico Credendino.
«È sorprendente – ha detto Trenta – che ora Salvini torni ad attaccare i militari dopo che siamo stati noi a chiedere al Viminale se volevano supporto per il trasbordo dei migranti a Malta, visto che nessuno veniva a prenderseli».
Le accuse di Salvini: «Ogni tanto mi sento politicamente solo»
Prima dello sbarco della Alex a Lampedusa, avvenuto nelle prime ore del 7 luglio, Salvini aveva attaccato non troppo velatamente la ministra Trenta in diretta Facebook. «Domando ai vertici delle forze armate se la difesa dei confini italiani è un dovere o è un di più», aveva detto. «Discuteremo della presenza di navi militari italiane nel Mediterraneo».
E poi aveva aggiunto di sentirsi «ogni tanto un po’ solo» nella gestione delle migrazioni nel Mediterraneo, riferendosi tanto a Trenta quanto a Giovanni Tria, ministro dell’Economia che ha la responsabilità della Guardia di Finanza. «Vorrei che fossero al mio fianco».
Secondo Trenta, però, l’istituzione della Difesa sta pianificando da almeno una settimana delle «misure di sorveglianza speciale contro i trafficanti nei pressi delle coste italiane» in alternativa alla missione europea. Oltre agli sbarchi portati a termine dalle Ong, ci sono decine di barche di trafficanti che ogni settimana approdano sulle coste Italiane.
La ministra rimane convinta del fatto che la vera emergenza sia la situazione in Libia, «peggiorata sensibilmente» negli ultimi giorni. «Ho dato mandato allo Stato Maggiore di pianificare vari scenari. Se la crisi dovesse degenerare, l’Italia non può farsi trovare impreparata».
Trenta: «Rackete? Spettacolo che non approvo»
Trenta ha speso qualche parola anche sul blocco navale forzato dalla Sea Watch a Lampedusa: «Non mi interessano i nomi o altro, se violi leggi dello Stato italiano ci sono delle conseguenze».
«E poiché ha messo in pericolo anche la vita dei nostri ufficiali», ha aggiunto in riferimento alla capitana Carola Rackete (appoggiando questa volta la versione di Salvini sulla manovra da lui definita “speronamento”) «è stato un spettacolo che non approvo».
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