Quando Carofiglio tentò di far smettere il suo ex uditore Bellomo
C’è anche il nome dell’ex magistrato Gianrico Carofiglio nell’ordinanza di arresto dell’ex giudice Francesco Bellomo, ai domiciliari perché accusato di maltrattamento nei confronti di tre borsiste sue allieve e una ricercatrice, oltre che per estorsione aggravata ai danni di un’altra corsista.
Lo scrittore e senatore Pd Carofiglio è un amico di Bellomo, sin dai tempi in cui l’ex giudice del Consiglio di stato faceva da auditore per il magistrato della procura di Bari. Carofiglio è stato tirato in ballo nella vicenda che riguarda un’ex collaboratrice della società di Bellomo Diritto e Scienza, ed ex fidanzata dell’ex giudice.
La relazione tra i due si è conclusa in modo tormentato nel 2008, come riportano gli inquirenti, che riportano uno stralcio del verbale di deposizione della donna nel quale racconta la «tormentata vicissitudine giudiziaria che precedette l’interruzione definitiva del rapporto, nel 2008».
Un documento che descriverebbe bene, secondo gli inquirenti, il carattere di Bellomo e la sua idea di relazioni interpersonali, tale da rendere necessario l’arresto.
All’epoca dei fatti, Bellomo ha tentato con insistenza di ricucire il rapporto con l’ex fidanzata. Quando i due si sono incontrati, lei gli chiesto di smettere di tormentarla, ma la discussione degenera: «Lui mi trattiene le braccia per i polsi e io per liberarmi gli sferrai un calcio».
Più tardi, nonostante le scuse di circostanza della donna, Bellomo lamentava di essersi fatto male, fino a minacciare querela, proprio mentre la donna stava per affrontare il concorso in magistratura.
Bellomo impone poi una condizione perché ritiri la querela: la donna deve far uscire di casa il suo fidanzato. A quel punto la donna si rivolge «spaventata» al magistrato Carofiglio: «Chiedendogli di intercedere e di riportare Francesco alla ragione; lui – aggiunge nel verbale – mi consigliò di rivolgermi a un penalista».
Carofiglio ha quindi tentato di far ragionare l’amico Bellomo, ma senza ottenere l’effetto sperato: «Poco dopo – continua – ricevetti una telefonata furente Bellomo, che mi disse di essere stato contattato da Carofiglio, che gli diceva che io stavo prospettando fatti di violenza privata, e che la situazione per lui si stava facendo davvero brutta; mi urlava, e mi diceva di lasciar fuori Gianrico e chiunque altro, che avevo passato il segno, e che mi avrebbe scatenato addosso l’inimmaginabile».
La donna si rivolse poi all’avv. Pensa di Milano che, proprio attraverso Carofiglio, si è messo in contatto con l’avv. Michele Laforgia, difensore di Bellomo, per trovare una conciliazione.
Intanto le persecuzioni di Bellomo nei confronti della donna continuavano, con telefonate e messaggi minacciosi. In più l’ex giudice aveva davvero denunciato la donna per lesioni, ingiuria, minacce e «mi pare anche diffamazione».
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