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I ruggiti di Conte, dal vertice sull’immigrazione al discorso al Paese: tutti gli ultimatum del premier ai due vice

09 Luglio 2019 - 18:04 Redazione
I tentativi del presidente del Consiglio di evitare la crisi di governo

Si era presentato agli italiani come l’avvocato del popolo. La maggior parte della stampa lo descrive come misurato e pragmatico. Eppure, davanti ai conflitti dei due vice-premier che occupano sempre più spazio, anche Giuseppe Conte alza la voce e lo fa con gli strumenti più disparati: dalle lettere ai video-appelli.

In due occasioni, il segretario della Lega Matteo Salvini ha provato ad allargare plasticamente il suo campo d’azione: con la convocazione dei sindacati al Viminale (il 15 luglio) e quando, con i suoi fedelissimi, era andato al ministero dell’Economia da Giovanni Tria.
Secondo un recente sondaggio pubblicato dalla società di Antonio Noto, il partito del premier al momento raccoglie il 12% dei consensi.

L’immigrazione

L’ultimo appello di Conte è arrivato via lettera ai ministri: «Diventa pertanto urgente coordinare le iniziative le iniziative dei ministri competenti anche al fine di evitare che possano ingenerarsi sovrapposizioni o malintesi».

Si parla di immigrazione e su questo tema il presidente del Consiglio ha convocato una riunione il 10 luglio. Ma l’incipit della lettera è un messaggio diretto proprio al ministro dell’Interno Salvini, visto che si riferisce al «progressivo incremento del numero di imbarcazioni che trasportano migranti, che si approssimano alle nostre coste».

Conte: «Non vivacchio»

Il 3 giugno, di fronte alla minaccia della procedura di infrazione per debito eccessivo a carico dell’Italia e a pochi giorni dai risultati delle Europee, il presidente del Consiglio convoca una conferenza stampa in cui si rivolge direttamente agli italiani. E poco prima, ricorda l’appuntamento via Twitter.

Per la prima volta il presidente del Consiglio assicura di essere pronto alle dimissioni se i due vice-premier Di Maio e Salvini continueranno a litigare. «Non mi presterò a vivacchiare o a galleggiare per prolungare la mia permanenza a Palazzo Chigi» aveva detto Conte.

Il caso Siri

Dopo l’indagine per corruzione a carico dell’ex sottosegretario leghista Armando Siri, si era rischiata la conta nel consiglio dei Ministri tra esponenti della Lega e del Movimento 5 Stelle sulle dimissioni dell’esponente del Carroccio. Conta evitata da una presa di posizione del premier che ha deciso di revocare le deleghe a Siri: una decisione di cui successivamente il Cdm ha preso atto.

La Tav

Proseguire o interrompere i lavori della tratta Torino-Lione? Il tema divide Salvini e Di Maio, che nel contratto di governo avevano fatto un riferimento per ridiscutere l’opera. Dopo l’analisi costi-benefici, Conte aveva chiesto tempo per valutare il dossier e arrivare a una decisione politica.

Il presidente del Consiglio aveva poi scritto alla società italo-francese Telt invitandola «ad astenersi da qualsiasi ulteriore attività che possa produrre ulteriori vincoli giuridici economici e giuridici per lo Stato italiano». Il suo staff aveva sottolineato l’escamotage lessicale trovato dal giurista Conte. Era il 9 marzo 2019, e una soluzione definitiva al momento ancora non c’è.

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