Dl Sicurezza bis, la Lega rinuncia ai superpoteri del Viminale: restano le maxi-multe alle Ong
Scatta la fase due del contrasto alle Ong. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo la proposta di un muro fra Italia e Slovenia per contrastare i flussi via terra, caldeggiata anche dal presidente del Friuli-Venezia Giulia Fedriga, sembra pronto a innalzare un’altra barriera: il blocco delle rotte delle no-profit che soccorrono i migranti attraverso l’utilizzo di navi militari.
Il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, presieduto dallo stesso ministro dell’Interno Salvini, ha infatti disposto «nuove misure contro l’immigrazione irregolare e per difendere i porti italiani».
Tra le misure messe in campo, oltre all’utilizzo delle navi da guerra per stoppare le Ong, un più serrato e tecnologico monitoraggio al fine di incrementare i controlli e ridurre le partenze dei migranti: verranno infatti utilizzati radar e, oltre a quelli navali, anche mezzi aerei.
Sono stati inoltre previsti contatti bilaterali con la Tunisia per aumentare i rimpatri e per ridurre le partenze: a questo scopo, entro la fine dell’estate è stata programmata la consegna di dieci alla guardia costiera libica.
L’idea, quella dell’utilizzo delle navi militari, che segna un ulteriore inasprimento delle posizioni italiane in materia di immigrazione, sembrerebbe ispirata anche agli sviluppi del caso della capitana della Sea Watch Carola Rackete.
Fra le motivazioni della scarcerazione della comandante dell’Ong, nell’ordinanza del gip di Agrigento Angela Vella, si sottolinea, fra le altre cose, che la motovedetta che ha imposto l’alt alla Sea Watch non può essere considerata tale poiché l’imbarcazione acquista quella fattispecie solo quando «opera fuori dalle acque territoriali».
I reati, in violazione degli articoli 1099 e 1110 del Codice della Navigazione, appunto resistenza o violenza nei confronti di una nave da guerra, non sarebbero quindi riscontrabili.
Gli emendamenti al decreto Sicurezza bis
Oggi, 9 luglio, si chiude il termine per presentare gli emendamenti al decreto Sicurezza bis. In tutto gli emendamenti presentati sono stati 547. Gli alleati di governo ne hanno presentati 65: 44 il M5s 21 la Lega. A detenere la quota di maggioranza è l’opposizione: Forza Italia ha presentato 16 emendamenti, Fratelli d’Italia 128 e il Pd 119.
Fra gli emendamenti presentati dalla Lega manca quello che avrebbe dovuto rafforzare i poteri del ministro dell’Interno. In una delle tante proposte si puntava ad affidare a lui la scelta di bloccare, o meno, il trasbordo di migranti e il loro sbarco.
Da parte leghista è arrivata la proposta, con un emendamento a prima firma del deputato del Carroccio Igor Iezzi, di portare la multa per le Ong dall’attuale forchetta 10-50mila euro, fino 1 milione di euro, per chi violi il blocco navale. Sempre la Lega ha presentato un emendamento che prevede l’arresto per il comandante di una nave di una Ong che compie il «delitto di resistenza o violenza contro nave da guerra».
Entrambi gli alleati di governo poi ha presentato un emendamento che prevede il sequestro cautelare immediato per le navi delle Ong che non rispettano il decreto Sicurezza. Questa misura verrà applicata già alla prima violazione e non in caso di reiterazione come prevedeva il testo originale del decreto. L’emendamento poi prevede anche che la nave possa essere utilizzata dagli organi di polizia.
L’accordo degli alleati di governo sui migranti
Anna Macina, deputata M5s, ha spiegato che dopo qualche tensione Lega e Cinque Stelle hanno trovato una linea condivisa sul tema immigrazione: « Il tavolo di maggioranza è stato costruttivo, su alcune proposte c’è stato accordo con la Lega, su altre invece dopo un lungo confronto si è convenuto di non depositare le proposte non condivise». Una delle mosse più importanti per arrivare a questa soluzione è stato proprio il ritiro da parte della Lega dell’emendamento per dare più poteri al Viminale.
Gli sbarchi fantasma
In tutto questo i numeri però raccontano uno scenario in cui il “contributo” delle Ong allo sbarco dei migranti sul totale è decisamente minoritario. Su 3073 immigrati giunti sulle nostre coste nei primi sei mesi del 2019, soltanto 297 sono arrivati attraverso il soccorso delle Ong (in sei episodi, diventati casi politici): praticamente uno su dieci.
Va però sottolineato che il restante numeri di arrivi non è avvenuto soltanto con barchini isolati, i cosiddetti “sbarchi fantasma”; nel conto ci sono anche i migranti soccorsi dalla Capitaneria di porto, dalla Guardia Costiera e dalle navi militari che pattugliano il nostri confini marittimi. Ora però le stesse potrebbero essere dedicate esclusivamente al blocco novale.
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