Lorenzo Fontana, il neo ministro (euroscettico) per gli Affari europei
Che Lorenzo Fontana (Lega) potesse diventare il nuovo ministro degli Affari europei era una voce che circolava nei corridoi dei ministeri già da qualche giorno. A indicare il suo nome è stato il leader del suo partito, Matteo Salvini: spettava al Carroccio indicare un nome per il ministero degli Affari esteri, assegnato a Paolo Savona ad interim da Giuseppe Conte all’inizio del governo gialloverde. Savona si è dimesso lo scorso febbraio quando, diventando presidente della Consob, ha lasciato il suo ruolo per incompatibilità. Laureato in Scienze politiche all’università degli studi di Padova, Fontana è veronese ma vive a Bruxelles con moglie e figlia dove, dal 2013, ha tessuto la rete di rapporti con i partiti euroscettici. Estimatore di Vladimir Putin, Marine Le Pen e Viktor Orbán in quanto difensori dell’identità di un popolo, è uno dei sostenitori e promotori dell’autonomia differenziata. Lascia dunque l’incarico di ministro della Famiglia e della disabilità, poltrona che viene occupata dalla leghista Alessandra Locatelli, vicesindaco di Como.
Le idee di Fontana
Il libro La culla vuota della civiltà. All’origine della crisi, scritto a quattro mani con Ettore Gotti Tedeschi, è una summa delle idee politiche di Lorenzo Fontana, intrinsecamente legate alla questione demografica. Nell’ottica di ripartire dalla famiglia per far ripartire il Paese, Fontana pensa che il «terribile inverno demografico di un popolo cancella il futuro e l’identità rappresentando inoltre la principale causa del declino economico di una nazione». Secondo Fontana, in Italia tutto ciò starebbe già accadendo. Bisognerebbe avere, dice il ministro, «il coraggio di ripianificare le priorità dell’agenda politica, allargandone il raggio d’azione a investimenti duraturi e strutturali, riattribuendo senso e valore a parole e concetti dimenticati, primo fra tutti: la famiglia». E non c’è modo che questo calo demografico possa essere bilanciato dall’immigrazione. Anzi: per Fontana questo è il «collasso» a cui vuole portarci la sinistra: «A sinistra vorrebbero compensare il calo demografico importando immigrati, ma la società multiculturale ha fallito, è la società ideale per chi vuole arrivare a comandare senza che nessuno dia fastidio, è una dittatura leggera».
L’euroscetticismo di Fontana in chiave pro-life
In questo decadimento della famiglia, stando al Fontana pensiero, l’Ue avrebbe delle colpe fondamentali: «L’Unione Europea vuole creare un uomo nuovo omologato ed artificiale e questo uomo nuovo deve essere solo, staccato dalla famiglia e dalle relazioni comunitarie, in quanto così è più facilmente indottrinabile», aveva detto. Un atteggiamento, secondo Fontana, di natura totalitaristica: «Si va in questo modo, dopo il nazismo e il comunismo, verso un nuovo totalitarismo, che potrà a sua volta assumere forme anche violente. Lo scopo è la cancellazione della famiglia naturale e del cristianesimo, e non è un caso che l’Ue abbia rifiutato di inserire il riferimento alle radici cristiane nella propria costituzione».
Il Congresso di Verona
Come noto, la famiglia che ha in mente Fontana è di tipo tradizionale. Ha fatto discutere la sua presenza al Congresso delle Famiglie, tenutosi a Verona lo scorso marzo. Il ministro leghista era tra i promotori e i relatori dell’evento, al quale la presidenza del consiglio aveva negato il patrocinio. Contrario alle unioni civili, alle adozioni omogenitoriali e alle pratiche di fecondazione alternative. Parlando di famiglie arcobaleno durante il Congresso, il ministro aveva detto: «Perché, esistono?». «Non si possono riconoscere i figli di coppie dello stesso sesso nati all’estero grazie a pratiche vietate in Italia come la maternità surrogata», aveva detto in un’intervista. «Va fatto rispettare il divieto, evitando che il ricorso a queste pratiche all’estero si traduca in un aggiramento del divieto in Italia».
Contro la 194
«Nel dubbio, un figlio è sempre meglio farlo», aveva detto in un’intervista a La Verità , qualche tempo prima del Congresso. Le posizioni antiabortiste del ministro hanno camminato di pari passo con proposte di natura fiscale. Nella stessa occasione, Fontana aveva ribadito la necessità di uno Stato che aiuti le donne a non abortire tramite incentivi e bonus per la natalità. «Bisogna correggere le storture del sistema fiscale», aveva detto nella stessa occasione. «Non è giusto che le famiglie che hanno figli siano trattate fiscalmente come le famiglie che non ne hanno. Tutto ciò penalizza, di fatto, le famiglie monoreddito e porta a far percepire i figli come un peso, una spesa, quando invece rappresentano un investimento non solo per il futuro della famiglia ma per il benessere e l’economia del Paese».
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