In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
POLITICACommissione UELegaM5SUnione europeaUrsula von der LeyenVoto di fiducia

Fiducia incerta per Von Der Leyen alla guida della Commissione. M5s e Lega ancora in dubbio sul sì

10 Luglio 2019 - 08:30 Redazione
Sono giornate frenetiche per la presidente designata. La Lega si spacca tra interessi nazionali e di coalizione

Giornate indaffarate a Bruxelles in vista del voto in Parlamento europeo, che la settimana prossima dovrà decidere se dare la fiducia alla nomina della tedesca Ursula von der Leyen, attuale ministra della Difesa in Germania, per la guida della Commissione europea. La presidente designata, che il 9 luglio ha visto i capigruppo dei Verdi, dovrà incontrare ora la delegazione del gruppo dei Conservatori e Riformatori (Ecr) e i Socialisti e Liberali.

Se la situazione dovesse complicarsi (i socialisti restano spaccati e gli stessi Verdi aspettano di ottenere qualcosa di concreto in cambio di un voto favorevole) non è escluso che il Parlamento possa decidere di far slittare tutto a settembre. I conservatori restano ancora sulla linea di «aspettare di sentire cosa dirà e poi decidere».

La posizione dell’Italia

Per l’Italia, fare la scelta giusta è una questione decisiva: in ballo c’è il negoziato sul nome del commissario (e sul peso del portafoglio) che il governo punta a ottenere nella trattativa con Bruxelles.

Secondo il premier Giuseppe Conte, che il 6 luglio ha pubblicamente invitato gli eurodeputati di Lega e M5s ad esprimersi a favore della presidente designata, un voto di fiducia sarebbe certamente una carta importante da giocare e rafforzerebbe la posizione del Paese.

Ma mentre i 5 Stelle hanno le mani più libere per far convergere i loro 14 voti su von der Leyen, non avendo un gruppo parlamentare cui rendere conto, la Lega è in una situazione di maggior difficoltà.

Il dilemma leghista non è semplice: da una parte, l’appoggio a von der Leyen significherebbe fare un passo di lato rispetto alle critiche all’Europa franco-tedesca, che rischierebbe di aprire una crepa nel fronte sovranista.

Tutte le altre forze del gruppo Identità e Democrazia infatti, a cominciare dai francesi del Rassemblement National di Marine Le Pen, voteranno ‘No’ salvo colpi di scena clamorosi. 

Dall’altro lato votare contro, indebolirebbe la posizione del governo italiano nella trattativa sul commissario, che la Lega stessa intende portare a casa. Il capogruppo di Identità e Democrazia, Marco Zanni, nei giorni scorsi, ha ripetuto che la Lega «non voterà a favore a scatola chiusa». «Vedremo da qui al 16 luglio – ha detto – valutando sia in termini di programma che di squadra».

I dubbi a Est

Nei giorni scorsi si era affacciata l’ipotesi che i polacchi del PiS (Prawo i Sprawiedliwość, Diritto e Giustizia), la delegazione più consistente del gruppo conservatore, potesse decidere di votare a favore.

Varsavia ha già dato il suo sostegno al pacchetto di nomine deciso dai leader la settimana scorsa, nei giorni della designazione di von der Leyen a successore di Jean Claude Juncker a palazzo Berlaymont.

L’eventuale voto favorevole dei polacchi potrebbe avere un effetto immediato sulla partita commissari: i Paesi dell’Est, grandi elettori della von der Leyen, sono rimasti a mani vuote nel giro delle caselle ai vertici delle istituzioni Ue, e hanno fatto capire che vogliono dei commissari di peso.

Il via libera del PiS dunque, rafforzerebbe il peso negoziale di Varsavia. E, in maniera speculare, se Lega e 5Stelle decidessero di non appoggiare la ministra tedesca, la posizione italiana potrebbe indebolirsi.

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti