Francesco Bellomo, il morboso studio scientifico pubblicato sulla sua rivista: come spiegava le «relazioni imperfette» con le allieve
Non mancano documenti a dir poco controversi nel passato di Francesco Bellomo, l’ex giudice barese finito agli arresti domiciliari per i reati di maltrattamento nei confronti di tre borsiste e una ricercatrice, e per estorsione aggravata ai danni di un’altra studente.
Bellomo, 49 anni, docente e direttore scientifico di una scuola per la preparazione al concorso in Magistratura, era stato sospeso nel 2017 dopo lo scandalo dell’accesso alle borse di studio. Un vero e proprio escamotage attraverso cui l’ex giudice adescava ragazze da «rendere vittime del proprio peculiare sistema di sopraffazione». Di quelle relazioni Bellomo ne fece addirittura uno studio: «Le relazioni imperfette».
Nel 2013, sul n.12 della rivista giuridica telematica Diritto e Scienza, Bellomo pubblicò i risultati della ricerca scientifica dal titolo «le relazioni imperfette». Una lunga disquisizione personale basata sulle reazioni delle donne con cui era intercorso un rapporto sentimentali. Sulla rivista scientifica Bellomo condivide una lettera, probabilmente personale, inviatagli da una delle donne con cui aveva avuto una relazione.
«Se la perfezione può essere pensata. Allora esiste. Il paradosso è che l’individuo per raggiungerla deve unirsi, ma unendosi, se ne allontana». Comincia così lo “studio scientifico” presentato dall’ex giudice.
«Appena la conobbi», scrive, «ipotizzai di aver concluso la mia ricerca. La relazione si formalizzò». Poi le parole affidata alla donna, ignara, forse, che le sue riflessioni sentimentali sarebbero finito su una rivista scientifica: «Il tuo amore c’è stato forse nei cocktails, nei pranzi e nelle cene offerte?!!. Nelle stanze d’albergo in cui mi hai ospitata, nei passaggi all’aeroporto, nel portarmi in giro in Ferrari o in posti esclusivi e in poche frazioni di tempo libero dedicatomi, quello rimanente dal totale trascorso con le altre?!!!».
Poi la domanda «dov’è il mio amore», si chiede l’aspirante magistrata: «C’è stato tutte le volte che pur di non perderti ho perdonato le gesta che un uomo come te compie». La risposta di Bellomo che ringrazia, a modo suo, la donna per avergli offerto queste riflessioni: «mi serviva un modello» – dice Bellomo riferendosi al concetto di perfezione.
L’ex giudice lascia spazio poi alla voce di un’altra donna. «Poche ore dopo era seduta in auto al mio fianco», commenta Bellomo, «non c’è procedimento più efficace per scoprire la realtà, che muovere dalla fallacia di chi la interpreta».
«Gli elementi della relazione perfetta non possono essere solo coerenza e completezza, ossia i requisiti del Sistema. Ma, anche provvisorietà. Le perfezioni provvisorie. Come il titolo di un noto romanzo di Vanini».
«Il paradosso è risolto, ma l’illusione che l’imperfezione sia bella – e che la perfezione non esista – continua ad alimentare le azioni degli esseri umani». Uno studio che fu presentato anche nell’ambito degli incontri di studi accreditati dall’Ordine degli Avvocati di Bari, il 20 dicembre dello stesso anno.
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