Nel M5s ci sono (di nuovo) ministri e parlamentari indietro con le restituzioni degli stipendi
Il Movimento 5 Stelle allenta la morsa sulla restituzione dei vitalizi. Un’affermazione che potrebbe suonare strana dopo la recente espulsione delle deputate Veronica Giannone e Gloria Vizzini, allontate, tra le altre cose, per mancata «restituzione forfettaria dal mese di ottobre 2018». Ma che si basa sui dati della piattaforma Tirendiconto.it.
La piattaforma, nata per tenere traccia pubblica di tutte le restituzioni dei parlamentari pentastellati, rendiconta però un gran numero di portavoce che non sembrano adempiere con frenesia a quello che è uno dei pilastri del Movimento. Se siano ritardi tecnici o responsabilità personali non è dato sapere con certezza, ma la situazione è per molti da «pallino grigio».
Qualche numero
Perché se Giannone e Vizzini hanno peccato di inadempienza nel mese di ottobre, qualche ritardo consistente (anche più del loro) lo hanno accumulato anche esponenti più noti. Ad esempio, la rendicontazione di Roberto Fico, Presidente della Camera, è fermo alle restituzioni da settembre 2018.
Così come quella di Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, che non è in regola con i diktat delle restituzioni da 10 mesi. Giulia Grillo, ministra della Sanità, è ferma con le rendicontazioni a dicembre 2018.
Più efficiente il capo politico Luigi Di Maio, che comunque è fermo a febbraio 2019 come Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, e Stefano Buffagni e Manlio Di Stefano. Laura Castelli, sottosegretaria all’Economia, è indietro di tre mesi. Il viceministro all’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, è fermo al 2018. E così via.
Il conto corrente intestato a Di Maio che non piace
Alcuni deputati hanno spiegato il ritardo facendo riferimento al conto corrente sul quale finiscono i rimborsi, intestato a Di Maio e ai due capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva (invece puntualissimi con i versamenti).
Davide Galantino, le cui restituzioni si fermano a settembre 2018, ha spiegato al Mattino: «È vero, non ho versato. Ma molti di noi hanno scelto di non farlo perché non condividono il fatto che i nostri soldi finiscano ad un conto corrente privato». «Abbiamo chiesto soluzione alternativa in questi mesi, ma niente», continua. «Nessuna risposta. La fiducia deve essere reciproca».
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