Trattativa Lega-Mosca per ottenere i finanziamenti: le trascrizioni, cosa si sono detti Savoini e i russi
Una trattativa tra uomini di fiducia di Matteo Salvini e alcuni russi per negoziare un finanziamento milionario di Mosca alla Lega. È quanto è emerso da un audio diffuso in esclusiva dal sito americano BuzzFeed. Il 18 ottobre scorso il leghista Gianluca Savoini ha incontrato con altre 5 cinque persone, due italiane e tre russe, allo storico Hotel Metropol di Mosca. Nell’audio, scrive BuzzFeed, «si sentono negoziare i termini di un accordo per inviare milioni di dollari, frutto dei proventi del petrolio russo al partito di Salvini, attraverso un canale segreto». L’incontro del 18 ottobre segue quello di Salvini, del giorno prima, con il vicepremier russo Kozak. Al Metropol hotel di Mosca, sei uomini, avrebbero discusso la strategia per creare una grande alleanza italo-russa.
«Salvini vuole cambiare l’Europa»
Savoini: «Il prossimo maggio ci saranno le elezioni europee. Vogliamo cambiare l’Europa. Una nuova Europa deve avvicinarsi alla Russia come prima perché vogliamo riprenderci la nostra sovranità. Vogliamo decidere per il nostro futuro, per gli italiani, per i nostri bambini, per i nostri figli. Non dipendendo dalle decisioni di illuminati di Bruxelles, o USA», avrebbe detto Savoini. «Vogliamo decidere. Salvini è il primo uomo che vuole cambiare tutta l’Europa. Insieme ai nostri alleati e colleghi e agli altri partiti in Europa: Freiheitliche Partei Österreichs in Austria, German Alternative für Deutschland in Germania, in Francia la signora Le Pen, e altri Paesi lo stesso», continua Savoini riferendosi alle altre nazioni europee che hanno scelto di combattere lo strapotere europeo. «L’Ungheria di Orbán, in Svezia Sverigedemokraterna. Abbiamo i nostri alleati. Vogliamo davvero iniziare ad avere una grande alleanza con questi partiti che sono a favore della Russia, non per la Russia ma per i nostri Paesi. Essere in buoni rapporti con la Russia, significa ottime relazioni per i nostri Paesi. Questa è la situazione politica. Ora voglio che i nostri partners tecnici possano continuare questa discussione. Grazie molte», conclude così Savoini.
Un accordo con l’Eni
Non si conoscono i nomi degli altri uomini presenti quel 18 ottobre all’hotel Metropol di Mosca. Tre italiani e tre russi che nell’arco di un’ora e quindici minuti avrebbero deciso sulla vendita di 3 milioni di tonnellate metriche di petrolio all’azienda italiana Eni per 1 miliardo e mezzo di dollari, con uno sconto di 65 milioni che sarebbero stati versati nelle casse della Lega. «Abbiamo Eni che è dalla parte italiana. Giusto», dice uno dei negoziatori russi. «Abbiamo delle aziende petrolifere russe dalla nostra parte, e abbiamo altre due aziende nel mezzo». «Quindi Eni userà le sue navi. Eni ha le sue navi per il trasporto», chiarisce uno degli italiani, «ma dipende da dove avverrà il carico».
La campagna elettorale
«È molto semplice» avrebbe affermato uno del gruppo di italiani. «Con uno sconto del 4%, 250.000 più 250.000 al mese per un anno, possono sostenere una campagna elettorale». Savoini avrebbe poi sottolineato che la velocità da parte dei russi sarebbe stata fondamentale perché «le elezioni sono dietro l’angolo. Una questione politica dunque come affermato da uno degli intermediari italiani. «Per noi non è una questione professionale, è una questione politica. Perciò, non contiamo di guadagnare qualcosa per noi. Vogliamo riuscire a sostenere la nostra campagna politica, che è di beneficio, direi, di mutuo beneficio per entrambi i Paesi».
Le elezioni: «Stiamo cambiando la situazione in Europa»
«Sono sicuro che queste elezioni saranno ottime elezioni. Le europee in maggio», afferma un italiano. Poi la risposta di Savoini: «Certamente. Stiamo cambiando la situazione in Europa. E impossibile fermarsi. La storia sta marciando, quindi è impossibile. È veramente un nuovo mondo, una nuova situazione, un nuovo futuro per noi». «Siamo al centro di questo processo. Ma abbiamo molti nemici, siamo in una situazione pericoloso perché il nostro governo è attaccato da Bruxelles, dagli uomini globalisti, non Trump, ma dall’establishment di Obama che è molto, molto forte anche dentro l’Italia. Siamo in pericolo… non è facile, ma vogliamo combattere perché sappiamo di avere ragione»- «Se avete qualche gulag, possiamo mandarvi qualcuno dall’Italia per una riabilitazione mentale», afferma un italiano. Sulla transazione bancaria arriva poi il riferimento al partito di Salvini: «La Lega ha già un uomo nel comitato di coordinamento (di Intesa), si chiama Mascetti, così possiamo parlare con lui».
Andrea Mascetti, avvocato varesino, era stato designato nel 2017 in Capriplo su segnalazione della provincia di Varese, all’epoca presieduta da Galli, come riporta l’Espresso. E proprio in Russia siede nel consiglio della locale filiale dell’istituto di credito italiano. «Dobbiamo parlare dopo questo incontro con il nostro uomo che inizia con “Ma” e finisce con “scetti” così che si possano incontrare dopo aver chiuso i le trattative principali. Perchè sono interessato? Perchè Eni ha già un conto con Intesa». Poi il riferimento, quasi esplicito a Matteo Salvini: «È il Trump italiano, anzi no, è il Trump europeo, perché è diventato la guida di tutta l’estrema destra in Europa. Di Le Pen, Afd, del partito svedese. È il capo di tutta la destra».
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