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Arturo, il ragazzo accoltellato a Napoli e il suo tema sull’omertà: «Nessuno ha mai parlato»

11 Luglio 2019 - 07:40 Redazione
Un'aggressione in pieno centro città e un processo senza testimoni: come Arturo ha denunciato l'omertà della sua città nel tema della maturità

Era il 18 dicembre del 2017 quando Arturo Puoti, un ragazzo napoletano di sedici anni, veniva accoltellato alla gola in via Foria. A colpirlo, nel pieno centro di Napoli, una baby gang della città. Nonostante le gravi ferite, Antonio è ripreso ed è riuscito a terminare gli studi con una votazione di 100/100. Nel suo tema di maturità di quest’anno Arturo ha deciso di parlare di omertà.

L’aggressione di due anni fa lo aveva lasciato in fin di vita, ma dell’episodio gli inquirenti non sono riusciti a trovare un solo testimone disposto a parlare. «Nessuno ha mai parlato», scrive nel tema, parzialmente riportato da La Repubblica. «Nessuno ha mai denunciato».

Prendendo spunto della traccia “Martire dello Stato” a proposito del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, Arturo non si tira indietro e racconta la sua esperienza: «Nessuno ha mai riflettuto su ciò che stavano commettendo, ovvero — scrive Arturo — negare il diritto alla verità a un loro concittadino».

Un muro apparentemente invalicabile

«Sono stato vittima, circa due anni fa, di un accoltellamento. Esso mi ha lasciato cicatrici indelebili, sia nella psiche che nella carne, e una di queste è stata l’omertà del quartiere al mio ritorno». Dopo ogni punto Arturo va a capo, come in una performance teatrale, un monologo per far arrivare il messaggio a chiunque legga quel tema.

Nel processo sono stati condannati tre minori a 9 anni e 3 mesi per tentata rapina e tentato omicidio, ma nessuno degli indizi e delle prove è mai stato supportato da alcuna testimonianza.

Arturo parla di omertà come «un muro apparentemente invalicabile», che ha a che fare in primis con la camorra ma che è diventata un modo quasi automatico di reagire alla criminalità di qualsiasi tipo. Perché la camorra esiste, ma «non solo come associazione a delinquere, ma anche e soprattutto come modo di comportarsi indegno di uno Stato di diritto».

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Foto copertina: Arturo Puoti

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