Nella querela di Carola Rackete a Matteo Salvini anche la richiesta: «Sequestrate i suoi social»
Quattordici pagine di denuncia-querela nei confronti di Matteo Salvini. Era stato annunciato, e così è stato: sta per essere depositata presso la Procura della Repubblica di Roma la denuncia-querela di Carola Rackete, capitana della Sea Watch 3, nei confronti del leader della Lega.
Per averla chiamata – dopo il presunto speronamento della motovedetta della Guardia di finanza nel porto di Lampedusa, su Twitter, su Facebook, in interviste sui media – «delinquente, comandante fuorilegge, ricca e viziata comunista tedesca, criminale tedesca, comandante criminale».
La denuncia viene presentata anche per «istigazione a delinquere»: «Nelle parole di Matteo Salvini risultano veicolati sentimenti viscerali di odio, denigrazione, delegittimazione e persino di vera e propria de-umanizzazione», si legge nel testo della querela, pieno di link alle “fonti”: dirette Facebook di Salvini, tweet, articoli on line, dirette tv.
«Le frasi diffamatorie di Matteo Salvini, in questo senso, sono strumento di un messaggio di odio concretamente idoneo a provocare da un lato la commissione di nuovi delitti di diffamazione ai miei danni e dall’altro di espormi tal pericolo di aggressioni all’incolumità fisica», scrive Rackete.
La richiesta: «Sequestrategli gli account»
Carola Rackete e i suoi legali chiedono, nella denuncia, il sequestro preventivo delle pagine informatiche attraverso le quali risultano pubblicati e diffusi i contenuti diffamatori e istigatori sopra descritti. Tradotto, in particolare: le pagine Facebook e Twitter degli account ufficiali di Matteo Salvini. Le esternazioni che qui si denunciano non vengono svolte all’interno delle funzioni svolte da Matteo Salvini nella sua qualità di ministro, ma costui si fa forte di quella qualità per potenziare in modo dirompente il messaggio d’odio: un delitto ordinario dunque per il quale non devono né possono valere i parametri sui quali si misurano i reati ministeriali, né le specialità procedurali che ne conseguono.
I passaggi della querela
L’attualità e l’ampiezza della diffusione – non solo a livello nazionale – «e la centralità dei temi sociali e politici sottostanti alla vicenda che mi riguarda rendono il contesto in cui s’innestano le frasi di Matteo Salvini, a dir poco “rovente”», si legge nel testo della querela. Un quadro che «misura in termini di maggiore gravità il discorso dell’odio di un soggetto che riveste un ruolo esecutivo apicale nel Governo italiano. Anche sul versante della qualità dei destinatari del messaggio, inoltre, va sottolineato il connotato politico-ideologico che ben può animare il seguito alle parole del leader di un partito politico nazionale: un seguito, quello di elettori e simpatizzanti del partito, che – come tale – si caratterizza per un più tenue livello di resistenza alla portata criminogena del messaggio».
Un seguito che produce commenti del seguente tenore: «Quella puttana tedesca» ; «quella donna vacca, più che portarli in salvo se li scopava uno per uno» ; «se una nasce vacca muore vacca»; «non si capisce se è un uomo o una donna, non è decorosa, sciattona, borderline della società, puzzolente, fa schifo»; «delinquente» ; «complici dei trafficanti di esseri umani».
E ancora: «sedicente, presunta capitana»; «dopo 14 giorni che ti prendi pisellate da 43 mao mao decidi di sbarcare per far raffreddare la fregna e gli sfinteri»; «zoccola malefica»; «Asfaltatela»; «Le offro il mio domicilio. Prima la raso a zero, poi la lavo con un po’ di acido muriatico per vedere che effetto le fa… tanto lei è ricca, tedesca di razza ariana, ha fatto tre università e conosce 5 lingue. Con la sua vorrà gentilmente leccare la piastra del ferro da stiro».
«Io trovo stupefacente che chi riveste un ruolo pubblico di quel tipo e rilevanza, un ruolo di esercizio del potere, anche “militare”, si permetta affermazioni così aggressive e da bar», dice a Open l’avvocato di Carola Rackete, Alessandro Gamberini, riferendosi a Matteo Salvini. «Non può pensare di comportarsi come se fosse al bar».
Il contenuto diffamatorio «è un profilo», dice Gamberini, ma «c’è anche un profilo istigatorio, che altresì chiediamo di verificare». Il legale commenta anche quanto emerso oggi in merito a uno dei più grandi gruppi Facebook dedicato alla Guardia di finanza, tra minacce, sessismo e violenza nei confronti – tra gli altri – proprio di Carola Rackete.
«Ho visto affermazioni sconvolgenti. Ci deve essere un intervento pubblico», dice Gamberini. «Il ministro del Tesoro da cui dipendono, per esempio. Non credo di dover essere io a doverlo dire».
L’avvocato esclude che Carola o Sea Watch agiranno anche nei confronti dei «leoni da tastiera». «No, non penso, salvo che rivestano posizioni di potere e particolari qualifiche», dice a Open. «Sui finanzieri penso che se la difesa della democrazia in Italia fosse affidata solo a Carola Rackete e ai suoi difensori saremmo davvero messi male».
Il contesto
Dopo una premessa sui fatti e sul contesto (il salvataggio dei migranti da parte della Sea Watch 3, i 14 giorni di attesa per l’assegnazione di un porto sicuro di sbarco che non arrivava), il testo della denuncia-querela ricostruisce i giorni successivi allo sbarco, la grande attenzione mediatica, gli interventi del ministro degli Interni su social e media ma anche i commenti on line degli utenti stessi.
Anche la ong Sea Watch sta preparando una separata denuncia-querela: «da settimane Matteo Salvini conduce una campagna diffamatoria nei confronti della ong per cui lavoro», scrive Carola Rackete nella sua denuncia, «avendo affermato in molteplici occasioni pubbliche che si tratterebbe di “un’organizzazione illegale e fuorilegge”, che fa “sbarco di immigrati illegali da una nave illegale” , “nave pirata”, “nave fuorilegge” e che i suoi appartenenti starebbero “complici di scafisti e trafficanti!”, “delinquenti, di questi sequestratori di esseri umani”. Per tali affermazioni la ong si difenderà nelle opportune sedi».
La posizione di Salvini
All’annuncio della querela, Salvini aveva nei giorni scorsi risposto sui social: «Non mi fanno paura i mafiosi, figurarsi una ricca e viziata comunista tedesca».
Prima che Salvini possa essere coinvolto in un eventuale processo, dovrebbe essere la Giunta per le autorizzazioni del Senato a decidere e poi l’aula di palazzo Madama, essendo il ministro dell’Interno un senatore che quindi gode del principio di insindacabilità parlamentare? «Glielo smentisco», dice l’avvocato Gamberini.
Salvini «non agisce nella sua funzione di ministro, quindi non c’è bisogno di alcuna autorizzazione a procedere. Lui agisce come Matteo Salvini: si fa scudo della qualità che riveste e del potere che ha, anche comunicativo. Ma non agisce mica come ministro», dice il legale.
«A mio avviso non potrà invocare nessun ambito di esercizio del potere». I deputati non è che «godano dell’immunità e dell’autorizzazione della giunta se incontrano qualcuno per strada e lo insultano».
In copertina la comandante della Sea-Watch 3 Carola Rackete. Ansa/Matteo Guidelli
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