Tornano i nuvoloni sull’alleanza di governo. Mosca e le Autonomie allontanano Lega e M5s
Torna l’allarme sulla tenuta dell’intesa di governo, e con esso le speranze delle opposizioni che fin qui hanno fatto soprattutto da spettatrici impotenti della collaborazione-competizione tra Lega e M5s.
Il prologo di questa nuova fase di tensione è stato il caso Spadafora, col sottosegretario vicinissimo a Di Maio che ha accusato di sessismo Salvini per i suoi attacchi alla capitana Carola.
Al di là del fatto in sé, quella sortita stava a rappresentare l’insofferenza ormai ai limiti del Movimento per gli atteggiamenti super personalistici usati dal ministro dell’Interno, e enfatizzati dalla sua macchina comunicativa, che hanno raggiunto il culmine sul caso Sea Watch-Alex.
Ma con quella partita Salvini, agli occhi dei 5 stelle, ha superato un’altra linea gialla, quella degli attacchi ai magistrati. In altri tempi parole come quelle usate per la Gip di Agrigento avrebbero fatto scatenare l’inferno al M5s.
Con qualche sforzo Di Maio è riuscito a minimizzare, come aveva fatto con Di Stefano, che aveva sfottuto il leader leghista che «si crede Maradona ma è un Higuain fuori forma e con la pancia».
Ma poi è arrivato Buzzfeed con la storia dei tanti milioni russi alla Lega. E lì il pennino del sismografo interno ai 5 Stelle è proprio saltato: «Come possiamo digerire anche questa?». Ma il fatto è che la stessa cosa si stanno chiedendo dall’altra parte.
Ora che con la storia dei finanziamenti (negati) di Putin il tempo si fa burrascoso, non conviene forse giocare d’anticipo? Fatto sta che questa mattina è partito dalla Lega un siluro potenzialmente devastante, sotto forma di una nota di due righe: «Autonomia, invece di andare avanti si va indietro». E quel dossier è l’unico che interessa davvero il core business del Carroccio nel Lombardo-Veneto. Allacciamo le cinture…
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