A prova di smentite: Savoini era nella delegazione di Salvini agli incontri di Mosca
I social network, Facebook, Twitter e Instagram, soni stati e restano una delle armi principali dell’affermazione politica di Matteo Salvini. Ma nel caso del presunto Russiagate padano rischiano di essere un’arma a doppio taglio. Tutto, lo sappiamo, ruota attorno alla figura di Gianluca Savoini.
Ieri, su sollecitazione di la Repubblica, il vertice della Lega ha smentito suoi ruoli ufficiali: «L’associazione Lombardia-Russia non ha nulla a che vedere con la Lega. Gianluca Savoini non ha mai fatto parte di delegazioni ufficiali in missione a Mosca con il ministro. A nessun titolo. Né a quella del 16 luglio 2018, né a quella del 17 e 18 ottobre dello stesso anno». Non è così. Soffermiamoci sulla prima data, 16 luglio 2018, incontro col ministro dell’interno russo. Guardate questa foto:
È il tavolo della delegazione italiana. In primo piano c’è lui, Savoini. Una presenza “avventizia”? Un “imbucato”? No. Guardate quest’altra foto:
Davanti a lui il cartoncino segnaposto è chiaro: “G. SAVOINI”. Siamo, come si vede, nella sala degli incontri istituzionali del Ministero dell’interno della Federazione Russa, dove nulla si può lasciare al caso o all’improvvisazione. E del resto, corsi e ricorsi storici, già allora, un anno fa, era stato lo stesso autore dello scoop di questi giorni su Buzzfeed, Alberto Nardelli, a notare quella presenza incongrua, in un tweet:
Che ci faceva lì Savoini? Messo sull’avviso dal tweet di Nardelli, David Allegranti del Foglio lo chiese direttamente a Savoini. Vale la pena di leggere la sua risposta: «Sono nella Lega dal 1991, coordino gli incontri di Matteo Salvini con gli ambienti russi. Non è che adesso sia cambiata la situazione. Non vedo quale sia il problema, seguo Matteo da sempre. E sempre nell’ottica di costruire ponti, intercettando il grido di dolore degli imprenditori italiani colpiti dalle sanzioni, che sono un disastro per l’economia italiana. Noi facciamo gli interessi dell’Italia, pensiamo che le sanzioni vadano riviste, altri evidentemente fanno interessi di altre nazioni. Chi critica la mia presenza, legittimata dal ministero dell’Interno, è rimasto fuori dalla storia e ha evidentemente nostalgia della guerra fredda».
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