Assemblea Pd, Zingaretti: «Serve una rivoluzione o non ce la facciamo» – Il video
Nicola Zingaretti da palco dell’assemblea nazionale del Pd, all’hotel Ergife a Roma, traccia il percorso per i Dem: «Dobbiamo cambiare tutto o non ce la facciamo a svolgere il nostro ruolo». Poi si oppone al «modello Salvini» perché «il comando assoluto di una persona è la premessa della sua solitudine e della sua sconfitta».
Per Zingaretti serve una rivoluzione, «altrimenti non si può andare avanti». Il segretario va poi all’attacco delle correnti che dividono, quotidianamente, il Pd: «Non si può andare avanti con un partito che è un arcipelago di luoghi in cui si esercita in modo disordinato la sovranità. Il regime correntizio appesantisce e soffoca tutto. Ci sono realtà territoriali feudalizzate, che si collocano con un leader o con un altro a prescindere dalle idee, solo per convenienza».
Punto centrale del discorso di Zingaretti, che ha usato parole come «nuova fase» e «nuova agenda», è che il Partito Democratico rappresenti l’unica alternativa di governo ai sovranisti. Un’alternativa, però, tutta da costruire.
Il segretario Pd ha poi lanciato la piattaforma online Costituente delle idee, che sarà anche un evento a Bologna (dall’8 al 10 novembre): «Uno strumento – ha dichiarato – per chiamare a raccolta la società italiana». Zingaretti ha inoltre ricordato come, in base ai sondaggi, il voto al Pd sia in aumento: «Se non parlano di noi non è perché contiamo di
meno – ha detto – ma perché temono il nostro recupero».
Poi l’attacco ai 5 Stelle «hanno perso l’anima, sono diventati un’amara stampella, tanti elettori se ne stanno accorgendo». La Lega di converso «è la vecchia destra che torna, per batterla non serve più urlare ma un piano per l’alternativa. Basta con la timidezza».
Tre le idee per rilanciare il partito: la separazione fra la figure del segretario e quella del candidato premier, l’apertura ai non iscritti e una consultazione online per la costruzione del programma. Il coordinamento del partito digitale è stato affidato a Francesco Boccia.
Inoltre Zingaretti ha chiarito che a seguito dell’assemblea verrà costituita la commissione «Riforma dello Statuto e del partito”, presieduta da Maurizio Martina, che ha specificato: «Nel fare questo lavoro di riforma dello statuto, che è solo organizzativa ma anche politica, dobbiamo metterci tutti in discussione, sciogliendo le incrostazioni del passato».
Ma alla separazione del ruolo di segretario e candidato premier, che sembra essere il punto cardine di questa riforma dello statuto, sono da sempre contrari i renziani. Roberto Giachetti è stato lapidario: «Per noi il tema della vocazione maggioritaria è irrinunciabile e se la modifica allo statuto la mette in discussione noi non siamo d’accordo».