Il falso video del bambino tolto al padre a Bibbiano
Il 13 luglio 2019 alle 10:50 l’utente Antonio Quinto (@AntonioDvx) – già noto a Open – pubblica un tweet con un video associato al caso degli affidi illeciti a Bibbiamo, ma non corrisponde al vero.
Come riportato da Olbia.it, il video riguarda un caso avvenuto nel mese di febbraio 2017 in Gallura – provincia di Sassari – e non a Bibbiano in provincia di Reggio Emilia.
Il caso sardo del 2017
Il video era stato pubblicato dalla Onlus comitato dei cittadini per i diritti umani (Ccdu) per contestare la decisione del tribunale di Tempio Pausania che aveva rigettato la richiesta del padre di riportare il figlio tra le sue braccia dopo l’allontanamento:
Secondo i giudici, il ragazzo: «dopo un primo momento di timidezza e disorientamento si è gradualmente adattato alla nuova situazione, riuscendo a socializzare e a rapportarsi in modo adeguato sia con gli operatori sia con gli altri minori ospiti».
La vicenda nasce con la separazione dei due genitori, dopo la quale il padre si era occupato del bambino che, secondo quanto riportato dai media locali, aveva sviluppato una sorta di rifiuto per la madre.
Il bambino viene poi mandato in una casa famiglia su decisione del tribunale al fine di consentirgli di recuperare il rapporto materno. La madre avrebbe denunciato più volte l’impossibilità di vedere il bambino a causa degli atteggiamenti del padre.
Il video rimosso su richiesta della madre
Su richiesta della madre, e nell’interesse del minore, l’associazione aveva rimosso il video. Troppo tardi, perché nel frattempo era stato scaricato e riproposto su altri canali e account social, diventando così virale anche grazie alle condivisioni da parte di personaggi famosi come Gabriele Muccino.
Come riporta Giornalettismo, la richiesta di rimozione rientrava nel dialogo creato per mettere le parti interessate – i genitori – nelle condizioni di risolvere la situazione. Infatti, la permanenza del bambino nella casa famiglia doveva essere solo temporanea in attesa che le divergenze familiari tra i genitori venissero sanate. Al momento non siamo in grado di sapere com’è andata a finire e la Onlus Ccdu non riporta aggiornamenti sul proprio sito.
Il post Facebook che lo «collega» a Bibbiano
A diffondere il video sui social nel 2019 è stato un utente Facebook del foggiano di nome Leonardo Bollino già noto in passato per uno scontro con il sindaco di Firenze Nardella. Ecco il post Facebook delle ore 22:48 del 12 luglio 2019 che attualmente supera le 42 mila condivisioni:
Sebbene non ci sia un evidente riferimento a Bibbiano, il video viene scaricato e riproposto – o semplicemente condiviso – da diversi utenti che lo associano al caso di Reggio Emilia. Anche il sito Imolaoggi.it aveva inizialmente parlato – riportando il post Facebook – di «sistema Reggio Emilia».
L’articolo era stato successivamente modificato rimuovendo la frase «sistema Reggio Emilia» e aggiungendo all’inizio «Dovrebbe essere Tempio Pausania» e alla fine «L’orrore dei bimbi sottratti non è solo Reggio Emilia» senza spiegare del tutto la reale vicenda e i perché dell’allontanamento.
Da notare che l’utente Leonardo, attivista del M5S, tira in ballo Salvini e Zingaretti che «pensano a distrarre la massa con i barconi» piuttosto che parlare di Bibbiano. L’utente Antonio Quinto, sostenitore di Salvini, evita di citare Salvini tirando in ballo solo il PD e Zingaretti.
Il caso Bibbiano: alcune domande e risposte
Come abbiamo spiegato a Open, l’inchiesta «Angeli e Demoni» riguarda l’arresto di 18 persone coinvolte in un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro. Tra questi ci sono anche dei politici, come il sindaco Andrea Carletti, addetti ai servizi sociali, medici e psicologi che avrebbero scritto finte relazioni per far allontanare i bambini dalle famiglie affidandoli poi, dietro pagamento, ad amici e conoscenti.
Per cosa è accusato il sindaco di Bibbiano? Abuso di ufficio e falso, ma non per i crimini contro i minori. A spiegarlo, nello specifico, è il capo della procura di Reggio Emilia Marco Mescolini a Repubblica:
Risponde solo di abuso d’ufficio e falso. Gli viene contestato di aver violato le norme sull’affidamento dei locali dove si svolgevano le sedute terapeutiche, ma non è coinvolti nei crimini contro i minori.
L’obiettivo era di consegnare i bambini a coppie gay? Secondo le narrative diffuse online da parte di alcuni utenti, il sistema riscontrato dalle indagini aveva come obiettivo quello di dare il «giocattolino» alle coppie LGBT. L’inchiesta, al momento, parla di una sola coppia omosessuale tra le persone coinvolte.
Praticavano l’elettroshock sui bambini? Una vicenda smentita sempre da Marco Mescolini, capo della procura di Reggio Emilia. Sui bambini sarebbe stata effettuata una terapia chiamata EMDR usata per i «disturbi causati da eventi stressanti o traumatici come il disturbo da stress post-traumatico» citata anche nel caso del ponte Morandi. Per questa pratica vengono usati i prodotti dell’americana NeuroTek che si basano sull’uso di stimolatori elettrici.
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