Notre Dame due mesi dopo. Come stanno andando i restauri
È il tardo pomeriggio del 15 aprile 2019, quando le immagini della cattedrale di Notre Dame in fiamme fanno il giro del mondo. A tre mesi da quel giorno, la cattedrale si è trasformata da gioiello del gotico nel più grande cantiere di Parigi.
Il restauro non è ancora cominciato
«Il rischio sempre reale è che la volta crolli, ecco perché non possiamo circolare né nella navata, né nel transetto, né nel coro, solo nelle navate laterali» della cattedrale, spiega Jean-Michel Loyer-Hascoet, della direzione generale del patrimonio presso il ministero della Cultura. L’imperativo, prima di cominciare il restauro, è sempre quello di rendere sicuro il sito: vengono installati ganci per consolidare i contrafforti volanti e sgomberate, mediante robot, le macerie (pietre, pezzi di legno. ..) dalla navata. Questo compito viene svolto dalle squadre che stavano già lavorando al restauro della cattedrale prima dell’incendio, a cui si aggiungono altri operai specializzati.
In totale, «un centinaio di persone» lavorano ogni giorno per proteggere il sito. Il processo dovrebbe durare fino all’autunno: è anche necessario installare un solaio sotto e sopra la volta e smantellare l’impalcatura. Questa operazione è «estremamente delicata: basta che cada un pezzo dalla volta per innescare la caduta di un altro pezzo», ha affermato Loyer-Hascoet.
Preoccupa il piombo depositato sulle macerie
All’inizio di luglio, un inquietante articolo di Mediapart ha denunciato livelli di piombo da 400 a 700 volte più alti della soglia autorizzata, all’interno e attorno alla cattedrale, quindi potenzialmente pericolosi per residenti, turisti e lavoratori. Senza confermare o negare questi livelli, l’Agenzia regionale per la salute (ARS) dell’Ile-de-France rileva “puntualmente alti valori” di piombo.
«L’inquinamento è soprattutto sulla cattedrale, dove la polvere di piombo si è depositata, ma non nell’aria», dice Loyer-Hascoet. Dopo l’incendio, ai residenti è stato chiesto di ripulire le loro case. Le stesse misure sono state prese nelle scuole e negli asili dei dintorni. Per quanto riguarda i lavoratori, devono seguire un protocollo specifico (pediluvio, sportello di sicurezza, camera di decontaminazione, doccia) e indossare una muta stagna, una maschera e scarpe antinfortunistiche per lavorare all’interno.
Vengono inoltre ripuliti tutti gli oggetti che escono da Notre-Dame ed è progressivamente prevista la pulizia di tutto il duomo. «Una parete divisoria separerà via via le parti pulite finché non sarà ripulito tutto l’insieme». «Camminare sul piombo non ha assolutamente alcun rischio», ha assicurato nei giorni scorsi il prefetto di Parigi, Didier Lallement. I rischi per la salute esistono «se il piombo viene ingerito».
L’inchiesta sulle cause
Il procuratore di Parigi ha completato le indagini preliminari alla fine di giugno, concentrandosi sulla tesi dell’incidente. Tra le possibili cause dell’incendio, un malfunzionamento elettrico o una sigaretta spenta male.
Donazioni: realizzato il 10% delle promesse
Dopo l’incendio, lo slancio di generosità è stato considerevole, con circa 850 milioni di euro promessi da varie entità, singoli individui o grandi aziende; promesse accompagnate dalla sugli sconti fiscali di cui potranno beneficiare i donatori. «Un po’ più del 10%» di questi impegni è stato «realizzato», ha reso noto il ministro della Cultura, Franck Riester.
Stessa situazione alla Fondazione Notre-Dame, che ha raccolto 38 milioni di euro (tra i quali 20 milioni dalle famiglie dei miliardari Bernard Arnault e Francois Pinault, che hanno promesso rispettivamente 200 e 100 milioni per ricostruire la cattedrale). «Questi due sponsor mi hanno scritto per confermare gli importi», ha assicurato Christophe Rousselot, delegato generale della Fondazione. «Non sono minimamente preoccupato». La Fondation de France, da parte sua, ha ricevuto 9 milioni su 20 promessi.
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