Borghezio: «Il Savo è un mio vecchio amico. È onesto, è un soldato leghista»
Gianluca Savoini, l’uomo chiave nei rapporti tra il partito di Matteo Salvini e la Russia, «è un soldato della Lega, delle nostre idee». Ne è convinto Mario Borghezio, leghista della prima ora, che – in un’intervista al Corriere della Sera – chiarisce ulteriormente il ruolo del personaggio da giorni al centro dello scandalo dei presunti fondi russi alla Lega che «si era guadagnato la stima della Russia».
Secondo l’ex parlamentare, Savoini – tesserato nella Lega dal 1991 – era considerato un «interlocutore affidabile» nei rapporti tra i due Paesi. E, a suo dire, «la prova assoluta che tutto fosse alla luce del sole è che in questa stagione le casse della Lega sono vuote».
«Certo che conosco il Savo, è un mio vecchio amico – racconta Borghezio -. Resterò sempre suo amico perché abbiamo la stessa ossatura dottrinale. Persone che, anche quando ci sono le turbolenze, restano ferme come torri. Per diventare un soldato politico non è male aver affrontato qualche prova dura».
«Non a caso», Savoini è presidente dell’associazione Lombardia-Russia, «non è che si occupa della Cambogia – scherza Borghezio -. È normale che fosse agli incontri e forse era più interesse della parte russa, che si deve premunire dai mestatori e faccendieri che cercano di infilarsi ovunque».
Delle ragioni per cui Salvini scarica Savoini, Borghezio preferisce non parlare. Il commento a cui si limita è uno stringato: «Ma si può capire una certa prudenza davanti a un’inchiesta che sembra una spy story». La linea ufficiale della Lega davanti al caso resta dunque: «Non sappiamo nulla». E per l’ex parlamentare è assolutamente «comprensibile».
Borghezio difende dunque l’operato di Savoini e la sua integrità morale: «È onesto, ha la schiena dritta e non ha nulla da temere. Tiene botta, non è piagnucoloso. Questa vicenda – prosegue l’ex parlamentare – ha caratteri talmente oscuri che, prima di denigrare un militante leghista e credo anche tesserato, privo di cariche che possano incidere sul governo, ce ne passa».
E conclude convinto: «Se pure ha assistito a una trattativa di questo genere sono certo che non ha chiesto neanche un caffè. Fosse un intrallazzatore, non sarebbe mio amico».
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