Carola Rackete: «Salvini? Cancelli le bugie su di me». E racconta la sua versione sul presunto «speronamento»
«Sono convinta di aver agito correttamente. C’è una legge del mare che impone di salvare le persone in difficoltà. La legge dice che bisogna portare le persone in un porto sicuro e quel porto si chiama Lampedusa. Non ci sono rifugi sicuri in Libia o in Tunisia».
La capitana della Sea Watch, Carola Rackete, arrestata e poi liberata a fine giugno per aver fatto scendere i migranti a Lampedusa forzando il blocco (fisico) della Guardia di Finanza e quello virtuale del ministro dell’Interno, ha raccontato la sua versione dei fatti in una lunga intervista alla Bild. Al giornalista, che le ha chiesto se volesse provocare Salvini, la ragazza ha risposto in modo perentorio.
«Assolutamente no – ha detto – è una questione di diritto: portare i migranti in Libia e Tunisia ci renderebbe perseguibili perché lì non ci sono procedure per richeidere l’asilo. Quando abbiamo chiesto il permesso [di attraccare] a Malta, Francia e Spagna ci è stato detto di no. Alla fine ho dovuto reagire perché la situazione a bordo era drammatica e la gente poteva morire».
La versione di Rackete sul presunto «speronamento»
Secondo la capitana della Sea Watch, quello che il ministro dell’Interno Salvini ha definito uno «speronamento» non è stata altro che una «piccola collisione tecnica» in cui nessuno ha rischiato la vita: «Questa situazione – dice Rackete – si sarebbe potuta evitare se solo l’Italia ci avesse sostenuti».
L’Ue accolga i rifugiati dalla Libia
Secondo Carola Rackete, i migranti «che sono in Libia devono uscire immediatamente da lì per essere portati in un paese sicuro. Sentiamo parlare di mezzo milione di persone nelle mani dei contrabbandieri o nei campi profughi libici. Devono andare in un paese sicuro, come ha detto la cancelliera Merkel, che però non dice come si dovrebbe fare, e questo è il problema».
La denuncia contro Salvini: l’obiettivo della capitana
Il giornalista della Bild ha chiesto a Rackete cosa speri di ottenere dalla causa contro Salvini: «Io credo che non si debba sopportare tutto», ha risposto la capitana. Il ministro «ha diffuso falsità su Facebook e Twitter. Io voglio che le cancelli e che un giudice gli dica: “Non devi mai più fare una cosa del genere”».
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