Cosa dice il piano sull’immigrazione che il ministro Moavero Milanesi presenta oggi a Bruxelles
A Bruxelles è il giorno di Enzo Moavero Milanesi. Il ministro degli Esteri italiano è pronto a presentare davanti al Consiglio Affari Esteri il suo piano sull’immigrazione. «Usciamo dalla tirannia delle emergenze e dell’emotività – ha detto il ministro in un’intervista al Corriere della Sera – obiettivamente, sui flussi migratori sino ad oggi ogni Paese tende a reagire in maniera sovranista. Ma riusciremo a governarli solo con una vera politica europea equilibrata, fatta di molti elementi».
Quello del ministro degli Esteri italiano è un piano a lungo termine, su cui è intervenuto anche il ministro degli Affari europei tedesco Michael Roth che ha ringraziato il ministro Milanesi per il suo ruolo costruttivo. Pur ribadendo la necessità di un «meccanismo umanitario» immediato per la ripartizione dei migranti salvati nel Mediterraneo.
La speranza di Moavero Milanesi è mettere ordine sui tavoli di Bruxelles sul confuso dossier sui migranti. E mentre si prepara al confronto in Europa, a Palazzo Madama arriva la proposta della Lega.
«Aiutiamoli a casa loro», lo slogan del Carroccio diventa una proposta di legge. Sottoscritta dal capogruppo del partito di Via Bellerio, Massimiliano Romeo, la proposta è stata depositata al Senato con l’obbiettivo di favorire la cooperazione e gli aiuti economici nei Paesi di origine dei migranti. Ma il M5S frena e parla di propaganda: «La Lega si deve occupare dei rimpatri. Salvini da tempo preme sulla possibilità di attenuare il flusso delle migrazioni promuovendo interventi di sviluppo in Africa ma le risorse complessive per la Cooperazione sono diminuite».
Aiuti allo sviluppo nei Paesi d’origine
Un’opzione che però sembra non cozzare con il piano di Moavero, che tra le altre cose prevede anche investimenti nei Paesi di provenienza dei migranti. Fondi che il ministro degli Esteri vorrebbe che l’Europa prendesse in considerazione all’interno del suo piano finanziario per il 2021-2027.
Perché, secondo Moavero, la riflessione sui migranti deve essere allargata a tutta l’Europa: «I migranti non cercano la costa italiana, greca o maltese», sottolinea il ministro che invoca per il suo piano una politica comune europea che definisca regole chiare.
E se il primo approccio alla gestione dei flussi è quello degli aiuti allo sviluppo il secondo prende in esame il tanto dibattuto Trattato di Dublino.
Aree franche per l’accoglienza
La convenzione firmata in Irlanda stabilisce che sia il Paese di «primo arrivo» dei migranti a dover farsi carico della domanda d’asilo e degli obblighi connessi. Per Moavero lo sbarco va scollegato dal concetto di primo arrivo stabilito da Dublino e vanno costituite “aree franche” da crearsi nei vari Paesi per l’accoglienza dei migranti.
Centri “controllati” per le procedure d’asilo
Il ministro degli Esteri punta alla creazione di centri controllati per tutti quei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Ovvero, un soggiorno di pochi giorni nei Paesi di arrivo e la successiva redistribuzione dei migranti negli altri Stati Ue che si faranno carico delle procedure per il diritto d’asilo.
Nel caso in cui la procedura fosse accettata allora Bruxelles potrebbe creare dei canali umanitari per far arrivare, regolarmente, i migranti in Europa, tagliando così fuori il business dei trafficanti di essere umani.
Se la procedura d’asilo dovesse essere respinta, allora l’Europa dovrebbe istituire degli accordi con i Paesi di origine per gestire i rimpatri. Non più accordi bilaterali, ma contratti stipulati a livello europeo che avrebbero un peso politico maggiore.
Un canale dunque tra l’Europa e i Paesi di provenienza dei migranti su cui la Lega punta nel testo della proposta di legge: «È indispensabile pensare ad azioni concrete per favorire la cooperazione e lo sviluppo. A tal fine, esistono diversi interventi cui il nostro Paese partecipa attivamente ed è più che opportuno che si dia possibilità anche i singoli cittadini di contribuirvi, anche attraverso piccole azioni da realizzare nei momenti della quotidianità».
Un’azione mirata nei Paesi d’origine, perchè «nessun Paese può diventare la piattaforma europeo degli sbarchi», afferma Moavero che non rinnega però le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo che definisce «un dovere antico, previsto da tutte le convenzioni. Un obbligo morale».
Migranti economici e domande di lavoro
Moavero non nasconde la distinzione tra migranti economici e rifugiati e allora sul tavolo di Bruxelles ecco la proposta per l’apertura di uffici per la valutazione delle domande d’asilo che, se funzionanti, potrebbero portare anche a domande di lavoro presentate da chi emigra per ragioni economiche.
Ma Moavero avverte: «Perché funzioni, serve una volontà politica solidale che eviti l’arrocco sovrano di ciascuno Stato nel suo ‘particulare’».
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