Luca Traini resta in carcere: la Cassazione respinge il ricorso
Respinto ancora il tentativo della difesa di Luca Traini, l’autore del raid xenofobo del 3 febbraio 2018, di una misura alternativa al carcere. L’uomo, a bordo della sua automobile, aveva compiuto un assalto contro diverse persone di origine africana. Nella folle corsa per le strade di Macerata, Traini aveva anche crivellato di colpi la sede locale del Partito democratico. Il 15 luglio, la Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza del suo legale, Giancarlo Giulianelli, che ha chiesto per Traini i domiciliari e l’uso del braccialetto elettronico. «Non ho ancora la motivazione – ha detto l’avvocato alla stampa – e comunque parlerò con lui per capire quali passi intraprendere».
Traini, 30 anni, adesso si trova rinchiuso nel carcere di Montacuto: deve scontare una pena di 12 anni per il reato di tentata strage, porto abusivo d’armi e danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale. Condannato con il rito abbreviato, Traini avrebbe compiuto il folle gesto per vendicare la morte di Pamela Mastropietro, uccisa e crudelmente smembrata, sempre a Macerata. Luca Traini, nel corso dell’assalto, lasciò partire decine di colpi con la sua Glock verso persone apparentemente straniere incontrate a caso lungo le strade della città marchigiana. Ferì gravemente sei nordafricani. Come ultimo, provocatorio gesto, Traini, vicino alle idee politiche di estrema destra, avvolse il suo corpo in una bandiera italiana e si fermò davanti a un monumento di Macerata per fare il saluto fascista.
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