Torino, sequestrato arsenale da guerra (compreso un razzo) a estremisti di destra: arrestato anche candidato di Forza Nuova
La polizia ha sequestrato un arsenale da guerra – pistole, fucili d’assalto automatici di ultima generazione e un missile aria-aria perfettamente funzionante in uso alle forze armate del Qatar – nell’ambito di un’operazione antiterrorismo che ha colpito diverse città del Nord Italia. Tra gli arrestati spicca la figura di Fabio Del Bergiolo, ex ispettore di dogana specializzato nell’antifrode, già al centro delle cronache per una truffa mentre era in servizio a Malpensa nel 2003 e per essere stato candidato a Gallarate nelle file di Forza Nuova durante le elezioni politiche del 2001.
Nell’abitazione dell’uomo, a Gallarate (Varese), gli agenti hanno scoperto un vero e proprio arsenale da guerra, tra armi comuni, mitra e fucili d’assalto di provenienza austriaca, tedesca e statunitense. Carlo Ambra, dirigente della Digos di Torino, ha poi aggiunto che dalle intercettazioni telefoniche l’uomo, riferendosi a persone straniere, le avrebbe definite “scimmie”, “ne**i” e “invasori dell’Europa”. A margine della stessa operazione la Polizia ha anche messo in stato di fermo Alessandro Michele Monti e Fabio Amalio Bernardi, titolari dell’hangar a Rinvezzano Terme, nel pavese, in cui è stato ritrovato un missile aria-aria di 250 kg e del valore di circa mezzo milione d’euro.
L’operazione è stata coordianta dalla procura di Torino, con la collaborazione della Digos di Milano, Varese, Pavia, Novara e Forlì. L’indagine è cominciata da un’inchiesta su alcuni mercenari italiani con ideologie neonaziste che hanno combattuto in passato nel conflitto armato nella regione ucraina del Donbass. Tuttavia, il questore di Torino Giuseppe De Matteis, durante la conferenza stampa sul caso, ha precisato come non risultino «collegamenti tra le persone coinvolte e soggetti combattenti a fianco delle milizie di estrema destra in Ucraina».
Come è nata l’inchiesta
L’inchiesta è partita dopo la perquisizioni di due giovani vicini a Forza Nuova, CasaPound e gruppi skinhead autori di scritte inneggianti al nazismo alla Spezia: attraverso i loro contatti e le progressive ramificazioni, gli inquirenti si sono imbattuti in una serie di movimenti neofascisti, individuando i mercenari.
La pista ligure e i mercenari condannati
L’operazione arriva a pochi giorni dalle condanne del tribunale di Genova nei confronti di altri mercenari coinvolti nella guerra del Donbass: 1 anno e 4 mesi per Vladimir Vrbitchi, operaio di origini moldave; 2 anni e 8 mesi a Olsi Krutani, albanese sedicente ex ufficiale delle aviotruppe russe. L’italiano Antonio Cataldo ha patteggiato una pena a due anni e otto mesi. L’inchiesta era nata nel 2013 nell’ambito dell’area skinhead ligure. I tre, che si trovano oggi tutti agli arresti domiciliari, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al reclutamento e al finanziamento di mercenari combattenti. Oltre agli arrestati, gli indagati sono una quindicina, tre dei quali sono irreperibili: su di loro pende un mandato di arresto europeo.
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