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Caso Cucchi, carabinieri a processo il generale Casarsa parla in aula e accusa Tomasone. La rabbia di Ilaria

16 Luglio 2019 - 15:34 Sara Menafra
Deposizione a sorpresa del generale accusato di falso. Il gup non si convince e lo manda a giudizio

«Sento per la prima volta parlare dal vivo il generale Casarsa. Le note mediche presenti nella sua relazione del 30 ottobre e che anticiperanno le conclusioni di esperti medici legali che ancora dovevano essere nominati sono frutto di informazioni avute quel pomeriggio dal comandante Tomasone. Insomma così decisero a tavolino di che cosa doveva esser morto Stefano Cucchi. Tutto questo sulla nostra testa».

Ilaria Cucchi commenta così la decisione del generale Alessandro Casarsa, indagato dalla Procura di Roma nell’inchiesta-bis sui depistaggi avvenuti dopo la morte del geometra, di prendere la parola nel corso dell’udienza preliminare in cui si è valutato se dovesse rispondere delle accuse davanti ad una giuria.

La decisione è arrivata comunque nell’arco di poche ore. Casarsa è stato rinviato a giudizio assieme ad altri sette carabinieri. L’udienza iniziale è stata fissata per il prossimo 12 novembre.

Il generale ha dichiarato di aver fatto «mente locale» sulle note mediche contenute nella relazione che inviò al ministero e accusa direttamente Vittorio Tomasone, in quel momento comandante provinciale.

Ora Casarsa, infatti, ammette che il pomeriggio del 30 ottobre era andato di persona in comando provinciale e che in quella occasione avrebbe ricevuto delle indiscrezioni sulle prime valutazioni del corpo di Stefano Cucchi, ancora molto informali e non depositate agli atti del fascicolo.

Quelle indiscrezioni – che già contenevano una versione dei fatti “difensiva” per gli eventuali indagati – le avrebbe avute proprio da Tomasone, per poi girarle al gabinetto del ministero della Difesa. Finora, Casarsa che ha guidato anche il reparto speciale dei Corazzieri presso il Quirinale, non aveva mai accettato di parlare ai magistrati.

«Questo è un momento storico estremamente significativo. E’ tutto partito da questa persona, per merito di Riccardo Casamassima siamo arrivati fin qui. Dieci anni fa, mentre ci sbattevamo in processi sbagliati, non potevamo nemmeno immaginare quello che stava avvenendo alle nostre spalle e sulla nostra pelle. Oggi per quel motivo qualcuno sarà costretto a risponderne in un’aula di giustizia», è stato il commento di Ilaria Cucchi.

A finire sotto processo saranno il generale Alessandro Casarsa, all’epoca comandante del Gruppo Roma, il colonnello Francesco Cavallo, a suo tempo ufficiale addetto al comando del Gruppo Roma, il colonnello Luciano Soligo, all’epoca dei fatti comandante della Compagnia di Montesacro, da cui dipendeva il comando di Tor Sapienza (dove Cucchi venne portato dopo essere stato picchiato alla stazione Appia), e poi Massimiliano Colombo Labriola, luogotenente e comandante di Tor Sapienza, Francesco Di Sano, carabiniere scelto in servizio presso Tor Sapienza: per tutti l’accusa è di falso. Ci sono poi il colonnello Lorenzo Sabatino, già responsabile del nucleo operativo, e il capitano Tiziano Testarmata, già comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, che rispondono di favoreggiamento ed omessa denuncia. Chiude la lista il carabiniere Luca De Cianni, militare autore di una nota di polizia giudiziaria, cui sono attribuiti il falso e la calunnia ai danni del supertestimone

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