Desecretati gli archivi dell’Antimafia. Pubblicati audio inediti di Borsellino
Alla vigilia del 27esimo anniversario della strage in Via D’Amelio, la Commissione antimafia ha desecretato le audizioni di Paolo Borsellino davanti alla commissione di Palazzo San Macuto, a margine dell’operazione verità sugli atti delle inchieste parlamentari dal 1963 al 2001. Il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, ha dichiarato: «È materiale di grande valenza storica. Un lavoro importante reso possibile dalla dedizione di tutta la Commissione, dei suoi funzionari e degli archivisti».
La pubblicazione delle audizioni di Borsellino è però solo il primo passo nella desecretazione dell’intero archivio dell’Antimafia. Gli atti che verranno resi pubblici, infatti, partono dall’istituzione della commissione parlamentare antimafia, nel 1963, sino ai documenti del secondo governo Berlusconi, nel 2001, per un totale di 42 anni di audio, più altri documenti, note, prove e intercettazioni. Morra ha annunciato che gli archivi verranno pubblicati sul «nuovo sito istituzionale della commissione Antimafia, che finalmente riunisce insieme tutti i documenti già pubblici e li riordina», e li rende fruibili a chiunque sia interessato grazie alla creazione di «un motore di ricerca che permetterà ai cittadini, studiosi e giornalisti di potersi documentare liberamente».
L’audizione di Paolo Borsellino
«Desidero sottolineare la gravità dei problemi che dobbiamo continuare ad affrontare… Di pomeriggio, è disponibile solo una macchina blindata. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 21 o alle 22. Con ciò riacquisto la mia libertà, però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere poi libero di essere ucciso la sera». Sono queste alcune delle parole di Paolo Borsellino, contenute in una delle audizioni desecretate in cui il giudice palermitano, con amaro sarcasmo, fa presente come la scorta sia disponibile solo per la mattina, e la sua incolumità sia esposta a rischio la sera.
Le critiche del fratello del magistrato Borsellino
Salvatore Borsellino, fratello del magistrato morto nella strage in Via D’Amelio, ha però disertato la presentazione dell’iniziativa e ha inviato al presidente Morra una lettera in cui ha messo in evidenza come «a 27 anni di distanza, non posso accettare che i pezzi di mio fratello, le parole che ha lasciato, i segreti di Stato che ancora pesano su quella strage, vengano restituiti a me, ai suoi figli, all’Italia intera, ad uno ad uno. Questa non è la desecretazione che aspettiamo da anni». «In quella strage – continua Salvatore Borsellino – mio fratello è stato ridotto ad un tronco carbonizzato senza più le gambe e le braccia. I pezzi di quei ragazzi sono stati raccolti uno ad uno e messi in delle scatole per poi essere identificati, separati e racchiusi in delle bare troppo grandi per quello che restava di loro».
Il fratello del magistrato – a margine della conferenza stampa di presentazione della quattro giorni di eventi dedicati all’anniversario della strage di via d’Amelio – ha precisato che l’iniziativa della Commissione «non sia esattamente di una desecretazione. Su tratta piuttosto di rendere pubblici dei documenti che fino ad ora erano di difficile accessibilità perché conservati negli archivi della commissione Antimafia». «Una cosa importante ma un po’ diversa da quella desecretazione che aspettiamo da anni, che anche il ministro Bonafede aveva promesso proprio in via d’Amelio e che ancora non è arrivata. È assurdo che in un Paese come il nostro, che si è macchiato di tante stragi di Stato, ancora oggi ci siano questi segreti. Vuol dire che non si vuole arrivare alla verità, non ho altra risposta», ha chiosato infine Salvatore Borsellino.
Il commento del premier Conte
Arriva con un post su Facebook il commento del premier Giuseppe Conte al contenuti degli audio desecretati delle audizioni alla commissione anti mafia di Paolo Borsellino: «Grazie a questa scelta di trasparenza, oggi possiamo riascoltare le parole amare del giudice Paolo Borsellino e la sua denuncia in anni cruciali per la lotta alla mafia. Le sue parole – conclude Conte – potranno risuonare nelle coscienze di tutti noi».
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