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Inchiesta sui fondi russi alla Lega, la Procura: «Indagine lunga e difficile. Nessuna necessità di sentire Salvini»

16 Luglio 2019 - 13:10 Olga Bibus
L’interrogatorio è durato poco più di un’ora. Visti i tempi brevi, non è escluso che il leghista si sia avvalso della facoltà di non rispondere

«Sono indagini complesse, difficili, lunghe, laboriose e internazionali». Così il procuratore di Milano Francesco Greco ha descritto l’inchiesta sui presunti fondi alla Lega. E ha escluso che ci sia la necessità di «sentire Salvini». Per quanto riguarda l’interrogatorio di Savoini, che si è svolto a Milano e in cui il leghista si è avvalso della facoltà di non rispondere, il legale di fiducia Lara Pellegrini ha detto che il suo cliente «parlerà a indagini chiuse».

«Quando sarà depositato il fascicolo del pubblico ministero e avremo modo di studiare le carte renderemo interrogatorio». Ma non esclude che Savoini possa parlare con i pm «se durante l’inchiesta ci sarà un deposito intervento di documenti in relazione a qualche attività istruttoria».

L’interrogatorio di Savoini

È durato poco più di un’ora l’interrogatorio di Gianluca Savoini. I sostituti procuratori Sergio Spadaro e Gaetano Ruta lo hanno sentito nella sede della guardia di Finanza di via Fabio Filzi, a Milano. Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale non era presente. L’interrogatorio è iniziato verso le 15.30. Savoini si è avvalso della facoltà di non rispondere che il suo legale Lara Pellegrini ha giustificato come «scelta puramente tecnica».

Dopo una mattina di attesa in Procura a Milano e un vertice tra i pm durato diverse ore, Gianluca Savoini – il consigliere di Salvini che ha partecipato alla trattativa al Metropol di Mosca – non è stato interrogato nel Palazzo di Giustizia.

Savoini, presidente dell’associazione Lombardia-Russia, è indagato per corruzione internazionale nell’ambito dell’inchiesta su presunti fondi russi alla Lega. Massimo riserbo sul luogo dell’interrogatorio e sul nome del suo avvocato difensore.

L’invito a comparire da parte dei pm è stato notificato questa mattina a un avvocato d’ufficio che si è presentato davanti ai pm, per poi apprendere che Savoini aveva nominato un avvocato di fiducia, sul cui nome però resta appunto massimo riserbo.

Il 17 ottobre scorso Savoini avrebbe cercato nell’hotel Metropol di Mosca di ottenere fondi russi per la Lega. A svelarlo l’inchiesta dell’Espresso lo scorso febbraio, recentemente avvolorata da un audio di BuzzFeed, che era già in possesso della procura di Milano prima della sua pubblicazione.

Oggi, o nei prossimi giorni, sempre in merito all’inchiesta, dovrebbero essere sentite dai pm anche altre persone che avrebbero partecipato all’incontro: anche l’avvocato Gianluca Meranda, che ha dichiarato di aver partecipato all’incontro al Metropol, e l’altro consigliere di Salvini, Claudio D’Amico. I due al momento non sono iscritti nel registro degli indagati.

Intanto il Cremlino ha preso le distanze dalla vicenda: «Non c’entriamo con questa storia. Mai dati soldi ai politici italiani», ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov.

Anche Matteo Salvini continua a ribadire di essere estraneo ai fatti. «Non commento le non notizie. Non abbiamo chiesto, né visto né preso un euro di finanziamento dall’estero». E a chi gli ha chiesto di commentare la richiesta di riferire in Parlamento sul tema dei presunti finanziamenti: «Riferire in Aula? Non parlo di soldi che non ho preso». Per quando riguarda Luigi Di Maio e Giuseppe Conte: «Quando uno ha la coscienza pulita… Non mi turba l’atteggiamento».

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