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Savoini e «la foto di Hitler sulla scrivania»

16 Luglio 2019 - 11:52 Redazione
Secondo l'ex direttrice de La Padania, Savoini teneva in redazione una «presenza iconografica anomala». Il legale dell'ex giornalista spiega il silenzio davanti ai pm come una «scelta tecnica»

«La definizione esatta di Savoini è nazista». Così l’ex direttore de La Padania, Gigi Moncalvo, ha descritto il suo ex redattore, Gianluca Savoini, a chi gli ha chiesto un commento sulla vicenda dei fondi russi alla Lega. Ora a confermare questa descrizione arriva un aneddoto raccontato da un’altra ex direttrice sempre dello stesso giornale leghista: Stefania Piazzo. «Savoini era brillante, ma sulla scrivania in redazione aveva una presenza iconografica anomala», dice Piazzo a AdnKronos. Il riferimento, “presenza iconografica anomala”, andrebbe alla foto di Hitler che aveva sulla scrivania e di cui scriveva il quotidiano Liberazione nel 2002, ma anche allo stemma della Gestapo, alla foto dell’ex aderente alle Ss italiane Pio Filippani Ronconi, e ad altre immagini che rimandavano sempre alle Ss e che Savoini aveva messo in bella mostra sulla sua postazione da giornalista. «La presenza iconografica anomala era senza dubbio inquietante… Se la riconduci a goliardia può anche andar bene, ma a quel punto te le tieni nella tua cameretta, non in una redazione politica», dice sempre Piazzo che però descrive Savoini come un giornalista «brillante» che aveva una marcia in più che derivava dai suoi agganci».

Nell’interrogatorio non ha risposto ai pm

Ieri, lunedì 15 luglio, Savoini è stato interrogato dai pm di Milano nell’ambito dell’indagine dei soldi russi alla Lega che al momento lo vede come unico indagato. I sostituti procuratori Sergio Spadaro e Gaetano Ruta lo hanno sentito nella sede della guardia di Finanza di via Fabio Filzi, a Milano. Savoini si è avvalso però della facoltà di non rispondere. Una scelta che la sua legale di fiducia, Lara Pellegrini, ha giustificato così: «Si tratta di una scelta puramente tecnica, considerato che ad oggi siamo di fronte a un’inchiesta giornalistica trasferita in sede penale, preferiamo aspettare il deposito degli atti da parte della Procura per confrontarci su una base concreta».

Quando Savoini dettava l’agenda di Salvini

Rosalba Castelletti, sulle pagine del quotidiano La Repubblica, ha pubblicato gli screenshot della chat su WhatsApp creata da Savoini a dicembre 2014 per informare i giornalisti italiani a Mosca sugli spostamenti di Matteo Salvini. La chat si chiamava “Salvini in Russia” e sarebbe stata utilizzata anche nel 2018 durante il viaggio del leader della Lega in Russia dopo la formazione del governo gialloverde. In quella occasione, il presidente dell’associazione Lombardia-Russia comunica ai giornalisti il numero russo del consigliere di Salvini, Claudio D’Amico, «che seguirà insieme a me il Ministro», scrive Savoini. L’uomo da cui Salvini ha preso le distanze, dopo l’invito del consigliere alla cena in onore di Vladimir Putin a Roma: «Savoini? Non l’ho invitato io».

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