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Sgombero di Primavalle, attacco di Avvenire: «CasaPound no, le famiglie sì». La foto del bambino con i libri

16 Luglio 2019 - 08:22 Angela Gennaro
«A Primavalle via i bambini», scrive il quotidiano della Conferenza episcopale italiana. Con un doppio binario che vede contrapposte due occupazioni: questa, e quella di via Napoleone III

Sgombero sì, ma non per tutti. L’estate romana comincia con i fatti di Primavalle: un’ex scuola, quella di via Cardinal Capranica a Roma, occupata da quasi 20 anni. Famiglie e bambini asserragliati sul tetto per resistere a uno sgombero annunciato da tempo e che ieri è andato in scena con un’operazione di polizia definita da più parti “militare”.

Un intero quadrante di città, in uno dei quartieri più popolosi di Roma, trasformato in una vera e propria “zona rossa”, una cinquantina di blindati della polizia, centinaia di agenti, gli idranti a spegnere il fuoco appiccato dagli occupanti su barricate di rifiuti, mobili spezzati, alberi secchi costruite dagli occupanti sulla piccola via che porta alla scuola.

Scene che hanno fatto tornare alla mente quelle del 2017, quando dalla Capitale avevano fatto il giro del mondo le immagini dello sgombero di piazza Indipendenza: anche lì idranti, a cacciare i quasi mille occupanti – in gran parte rifugiati eritrei – dello stabile di via Curtatone.

I bambini di Primavalle

Dall’ex scuola di via Cardinal Capranica qualcuno era già andato via. Non erano andati via, e sono rimasti sul tetto per tutta la notte con le madri, i tanti bambini che lì vivevano. 80, 90, dicono le cifre imprecise di chi abitava l’ex scuola. Quasi un centinaio, in una comunità fatta di marocchini, italiani, rumeni, algerini, qualche etiope e tunisini. Terrorizzati prima, svegli di notte in attesa, e cacciati poi. Sulle immagini che vedono i bambini protagonisti di uno sgombero inedito prende posizione anche l’Avvenire, che si scaglia contro l’operazione.

Lo sgombero di Primavalle, Roma, 15 luglio 2019. ANSA/Massimo Percossi

«A Primavalle via i bambini», scrive il quotidiano della Conferenza episcopale italiana. Con un doppio binario che vede, per Avvenire, contrapposte due occupazioni. Questa, ormai conclusa, mentre immutata e ben lontana dalla minaccia di sgombero, ancora oggi dopo 15 anni resta un’altra occupazione: quella di CasaPound a via Napoleone III, a due passi dalla stazione Termini.

«Mentre a Primavalle viene sgomberata una ex scuola, nonostante la presenza di minori e le accertate condizioni di fragilità» (tra gli occupanti, anche un malato terminale, ndr), scrive Avvenire, «lo stabile di via Napoleone III all’Esquilino, occupato illegalmente da CasaPound, non viene toccato». In 15 anni di occupazione «c’è stato un solo controllo e risale all’ottobre scorso. Non uno sgombero, dunque, ma una semplice perquisizione».

Lo sgombero di Primavalle, Roma, 15 luglio 2019. ANSA/Massimo Percossi

Il danno erariale causato dalle mancate riscossioni dei canoni per l’occupazione dell’Esquilino, ricorda ancora Avvenire, ammonta a 4,6 milioni di euro. Lo stabile appartiene al Demanio. Il quotidiano parla apertamente di «due velocità» nell’«attività di allontanamento di cittadini abusivi nelle case di proprietà pubblica».

Lo sgombero di Primavalle, Roma, 15 luglio 2019. ANSA/Massimo Percossi

Nella lotta annunciata e ora portata avanti alle occupazioni, il ministro dell’Interno Matteo Salvini lo scorso anno assicurava che «verranno sgomberati tutti gli edifici». Ma ammetteva che le operazioni vengono effettuate secondo una lista stilata in base alla «sicurezza degli edifici». CasaPound c’è, nel famoso elenco. Ma ben lontano dai primi posti.

La polemica

Lo sgombero di Primavalle, Roma, 15 luglio 2019. ANSA/Massimo Percossi

Una polemica che ritorna agli onori delle cronache periodicamente. Tanto che, da qualche tempo, i militanti di CasaPound hanno appeso sulla facciata dello stabile uno striscione «Questo è il problema di Roma». Campeggia ancora lì, a due passi da piazza Vittorio: un messaggio-beffa, a sottolineare che, a detta dei militanti della tartaruga frecciata, si parla di questa occupazione (nello stabile, sottolineano, vive una decina di nuclei famigliari in emergenza abitativa) mentre la Capitale avrebbe ben altri problemi da risolvere, tra rifiuti, trasporti e buche.

Lo sgombero di via Cardinal Capranica è stato giustificato dal Viminale con il fatto che lo stabile fosse «pericolante»: l’occupazione di Primavalle era così finita in cima alla lista degli sgomberi nella Capitale decisa in un vertice della prefettura del 28 febbraio scorso. In seconda posizione, quella di via del Caravaggio, dall’altra parte della città.

I bambini

Lo sgombero di Primavalle, Roma, 15 luglio 2019. ANSA/Massimo Percossi

Restano, nel day after e negli strascichi dell’operazione di ieri (criticata per costi, ingente dispiego di forze e incapacità, per il ritardo con cui il Comune ha provato a trovare un canale efficace con gli occupanti per una soluzione abitativa alternativa che impedisse l’escalation di tensione e una vera e propria guerriglia in città), le immagini di questi bambini che, con i genitori, libri in mano o trolley trascinato pesantemente, abbandonano quella che che hanno chiamato «casa» magari per tutta la loro breve vita.

Molti sono nati qui. Altri sono figli di ragazze e ragazzi che a loro volta qui hanno vissuto per tutta la vita. Qui a Primavalle vanno a scuola. Hanno gli amici. I genitori continuano a ripetere ad agenti e Sala Operativa sociale: «Come facciamo con la scuola?».

C’è un bambino che cammina portandosi via i suoi pesanti libri, più grandi delle sue braccia. Un’altra che gioca con il suo zainetto a forma di peluche. Ieri attendevano agli angoli delle strade o nel cortile dell’ex scuola il loro turno per andare via, insieme a un agente o agli operatori della Sala Operativa Sociale del Comune di Roma, con sguardi assenti ma che riuscivano a illuminarsi di nuovo di fronte a chi provava a farli sorridere.

Provando a fare finta di niente. «Cosa ha detto a sua figlia?». «Che andiamo in una casa nuova. Speriamo bene», risponde una donna tenendo in braccio un neonato e per mano una bambina. Quest’anno dovrà fare la prima elementare. «La iscriverà a scuola nel vostro nuovo quartiere?». «E chi lo sa. Immagino di sì. Per il momento non ci hanno detto bene neanche dove ci stanno portando»

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