I timori della Lega dopo l’elezione di Ursula von der Leyen: che cosa rischia di perdere Salvini in Europa
Nonostante gli accordi presi dal premier Conte sul nome di Ursula von der Leyen nelle concitate ore del vertice del Consiglio europeo, una mediazione rivendicata anche in prospettiva dell’assegnazione all’Italia, con un nome scelto dal governo, del futuro Commissario europeo alla Concorrenza, la Lega ha deciso di non votare il ministro tedesco della difesa al soglio di capo dell’esecutivo comunitario.
Il negoziato di Conte
Una scelta che potrebbe avere delle inevitabili conseguenze per l’esecutivo italiano. Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento Europeo del Movimento 5 Stelle chiarisce che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, «ha negoziato con i partner europei un commissario di peso per l’Italia», ma «la Lega ha sconfessato quel patto» e adesso «è difficile che un suo candidato possa passare le audizioni in Parlamento».
Dopo il sì a von der Leyen il M5S vuole passare all’incasso
Da scontro in ambito europeo, von der Leyen si era detta ieri sollevata di non avere i voti dei sovranisti, la partita sembra quindi spostarsi all’eterno conflitto aperto in seno alla maggioranza italiana. Il Movimento 5 Stelle, che ha votato la nuova presidente della Commissione europea e i cui 13 voti sono risultati decisivi per l’elezione (avvenuta con un margine di sole nove preferenze), sembra oggi voler andare all’incasso e reclamare il diritto a indicare un nome vicino al Movimento, e non alla Lega, per uno dei commissari che verrà assegnato in quota Italia.
Castaldo: «Un’azione improvvida»
Ancora Castaldo, rispondendo alla domanda se spetterà alla Lega indicare il commissario italiano nella squadra di Ursula von der Leyen, ha aggiunto che «c’era un accordo politico per cui alla Lega, che aveva prevalso alle elezioni europee, sarebbe spettata la prima scelta. Adesso aspettiamo di vedere quali saranno le conseguenze di una azione abbastanza improvvida – continua Castaldo riferendosi appunto al voto contrario del partito di Matteo Salvini a von der Leyen – avevamo ottenuto un buon accordo che andava difeso, chi non lo ha difeso si deve assumere la responsabilità delle sue scelte».
«Noi siamo una forza politica seria che rispetta i patti che conclude – polemizza l’esponente del M5S – il nostro primo ministro aveva negoziato all’interno del Consiglio un pacchetto di nomine a nome del nostro paese e delle forze politiche che esprimono una maggioranza. Entrambe le forze politiche avevano avallato questa negoziazione. Colpisce che l’altro partner, dopo avere a lungo dichiarato di essere pronto a votare il candidato (von der Leyen) si sia invece tirato indietro con motivazioni sorprendenti».
Conte “furioso”
Castaldo sembra inoltre confermare le voci secondo cui il premier Conte sarebbe stato “furioso” per il dietrofront della Lega. «C’era un accordo chiaro, smentire il nostro premier ha palesato il fatto che qualcuno non si assume gli obblighi presi – prosegue Castaldo – abbiamo una forza politica che da una parte gioca a fare l’opposizione e dall’altra vorrebbe avere i dividendi di una maggioranza, chiedendo addirittura un commissario alla Concorrenza e vicepresidente della Commissione: ma le due cose non possono avvenire in contemporanea, bisogna essere coerenti».
«È evidente – continua ancora Castaldo – che avere sconfessato l’accordo preso dal nostro primo ministro mette la Lega in una condizione molto scivolosa e molto difficile – prosegue il vicepresidente del Parlamento – difficilmente posso immaginare che un commissario espressione politica della Lega possa passare le audizioni che il Parlamento terrà a settembre per la nuova Commissione von der Leyen. Ora la Lega deve aprire una riflessione e assumersi le sue responsabilità visto che invece il nostro primo ministro aveva negoziato eccellentemente con gli altri partner e aveva avuto delle assicurazioni concrete quanto al portafoglio e alle competenze che avrebbe avuto».
Cosa porta a casa Salvini
Matteo Salvini questa volta potrebbe aver scelto di alzare troppo l’asticella dello scontro. Il voto contrario alla presidenza di von der Leyen, se in qualche modo lo conferma alla guida dei sovranisti europei, d’altro canto politicamente e tatticamente non gli ha portato molto. Di più si acuisce lo scontro non solo con gli alleati pentastellati, ma anche con “l’arbitro” Conte, che oggi conferma di voler riferire sul caso dei fondi russi alla Lega, contrariamente a quanto deciso dal ministro dell’Interno, che parla di «fantasie».
Il casus belli
Ma lo scotto più pesante che la Lega potrebbe pagare è quello di non vedersi assegnato il commissario alla Concorrenza (per cui, tra gli altri, in quota Carroccio, si faceva il nome dell’ex ministro Giulio Tremonti), se veramente quella casella toccherà all’Italia. Non è da escludere che questa mancata assegnazione, soprattutto se in quel ruolo arriverà una figura indicata dai 5 Stelle, possa essere proprio il casus belli che faccia deflagrare, definitivamente, il governo.
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