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Primavalle, chi è il bambino con i libri: «Nello sgombero ho perso la mia gattina»

17 Luglio 2019 - 07:39 Redazione
Si chiama Rayane, ha 11 anni, e il giorno dello sgombero ha portato via con sé i libri di scuola e quelli che il papà vende a un banchetto di antichità a Porta Portese

Il «bambino con i libri» ha 11 anni, e nello sgombero di Primavalle a Roma ha perso la sua gattina. Repubblica l’ha trovato, e ha parlato con la mamma, Fatima. Anche lei, ormai, lo chiama proprio così: «Il bambino con i libri».

La foto di Rayane, il nome del bambino, è diventata il simbolo dello sgombero militarizzato cominciato nella notte tra il 15 e il 16 luglio a Roma. «Sembrava una guerra contro famiglie e bambini. Neanche contro i mafiosi ho visto così tanta polizia», dice sua madre.

340 persone – 199 presenti al momento dello sgombero – mandate via da un’occupazione che era in cima alla lista degli sgomberi del Viminale e che vedeva vivere insieme italiani, marocchini, rumeni, etiopi, algerini e tunisini.

I libri di scuola e quelli del papà, che vende antichità a Porta Portese

Mentre perdeva tutto, Rayane ha voluto portare via con sé quella pila di libri, grande e pesante. I libri su cui studia, insieme ad alcuni libri di suo padre che ha un banchetto di antichità a Porta Portese.

Non sa più dov’è la sua gattina, una cucciola che girava ignara tra le barricate e l’ex scuola media occupata da quasi 20 anni che per questo bambino e la sua famiglia era casa. «Non l’abbiamo più trovata. Si sarà spaventata».

Il trasferimento in zona Tor Vergata

La famiglia, si legge su Repubblica, è stata trasferita in una casa famiglia nella zona di Tor Vergata, periferia sud-est di Roma, a quasi 40 chilometri da Primavalle e dalla scuola. Vivono ora in una stanza senza cucina, la casa famiglia è dotata di mensa.

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Rayane ha finito la prima media. «Lo iscriveremo in un’altra scuola», dice la mamma. Per lui, per quella foto simbolo, è già scattata una gara di solidarietà, rilanciata anche da Roberto Saviano.

«Questo bimbo si sta preoccupando del suo futuro molto più delle istituzioni che dovrebbero farlo per lui e nonostante la spietatezza di chi usa un evento drammatico per fare propaganda», dice su Facebook lo scrittore.

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