Armi e missili aria-aria: qual è stato il ruolo di Salvini nella scoperta e quali notizie false sono circolate
[Aggiornamento 7 marzo 2023 – L’articolo è stato aggiornato con una precisazione*] La scoperta dell’arsenale e del missile aria-aria in possesso di due italiani e un cittadino svizzero ha scatenato diverse reazioni, soprattutto politiche. Sono nate discussioni in merito ai combattenti italiani nel Donbass e alle dichiarazioni del capogruppo del Pd alla Camera Lia Quartapelle, criticata per aver sostenuto il falso sulla loro appartenenza filo-russa anziché filo-ucraina, infine le dichiarazioni di Matteo Salvini dove si dava il merito di aver segnalato delle minacce nei suoi confronti che avrebbero poi portato alla scoperta dell’arsenale. Contattando telefonicamente Eugenio Spina, Direttore del Servizio Antiterrorismo della Polizia di Stato, ho ricevuto le conferme e le smentite necessarie per raccontare la vicenda.
Le dichiarazioni di Salvini e le minacce
Durante una conferenza stampa tenuta a Genova il 16 luglio 2019, dopo 24 ore di silenzio dal sequestro del missile e dell’arsenale, Matteo Salvini dichiara che l’indagine sarebbe partita grazie a una sua segnalazione – riguardante ucraini che lo avrebbero minacciato.
Nel suo post Facebook afferma che «le indagini seguite alla denuncia di un potenziale attentato da parte di stranieri contro di me, hanno portato alla scoperta di un arsenale di armi e a degli arresti di neonazisti».
Matteo Salvini non ha segnalato una minaccia nei suoi confronti da parte di un gruppo ucraino. In realtà una terza persona, di cui non ho avuto conferma che si trattasse di un ex agente del KGB, aveva riferito alle autorità competenti che qualcuno era intenzionato a compiere un attentato nei confronti del ministro dell’Interno. L’Antiterrorismo, a seguito della segnalazione e delle indagini svolte, non ha riscontrato elementi che lo confermassero.
I «combattenti» del Donbass
Chiariamo subito che i fermati per il possesso dell’arsenale non sono combattenti ucraini o foreign fighters nel conflitto tra Ucraina e Russia nel Donbass. Si tratta di Fabio Del Bergiolo, un uomo italiano di 60 anni di Gallarate, e i due imprenditori Alessandro Monti, svizzero di 42 anni, e Fabio Bernardi, italiano di 51 anni. Solo il primo risulta avere un passato politico nelle file di Forza Nuova.
L’indagine che porta al missile nasce da una costola di un’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Torino da appena un anno su alcuni effettivi e altri sospettati combattenti all’estero, in particolare in Ucraina nelle file dei nazionalisti ucraini. I «combattenti» tanto citati per il caso del missile non sono tra quelli «effettivi», su questi c’è «un sospetto» che abbiano combattuto in Ucraina e al momento non risultano indagati.
In mancanza di un riscontro in merito al presunto tentativo di attentato ai danni di Matteo Salvini, gli agenti avevano allargato le ricerche monitorando i gruppi dell’inchiesta torinese, formati da nazionalisti italiani, intercettando i contatti tra uno di questi con un mediatore che cercava un acquirente per il missile per conto di Fabio Del Bergiolo, senza riuscirci.
Le dichiarazioni contestate di Quartapelle e Barberis del PD
Il 15 luglio 2019 il capogruppo dei deputati del Partito Democratico, Lia Quartapelle, pubblica il seguente tweet dove parla dei presunti legami tra destra e ambienti filorussi. A parlarne è un post Facebook di Filippo Barberis, capogruppo del PD al consiglio comunale di Milano:
Grazie a @FilippoBarberis i legami tra destra e ambienti filorussi arrivano anche in Consiglio comunale a Milano. Possibile che nella città del min. dell’Interno si reclutino combattenti per il Donbass in barba alle leggi italiane?
Alcuni utenti hanno iniziato a citare una parte del comunicato pubblicato dalla Polizia di Stato in merito al sequestro delle armi e del missile. «Il comunicato ufficiale della Polizia dice l’esatto contrario. Si scusi immediatamente e cancelli il tweet», scrive l’utente Noway (@hockeybotabc). Sul sito della Polizia di Stato leggiamo «alcuni combattenti italiani con ideologie oltranziste responsabili in passato di aver preso parte al conflitto armato nella regione ucraina del Donbass».
L’intervento di Quartapelle riguarda il video di Barberis che fa riferimento a una palestra milanese dove venivano arruolati foreign fighters per il conflitto russo-ucraino.
Barberis parla dei rapporti tra Salvini e Savoini per poi ritenere che tra le loro frequentazioni o contatti ci sarebbe l’oligarca russo Kostantin Malofeev – ritenuto da qualcuno un «Soros sovranista» – sospettato dagli Stati Uniti di aver finanziato la guerra nel Donbass e citato nella Black List dell’Unione europea.*
Risulta notizia del 2 luglio 2019 della condanna di Olsi Krutani, l’uomo della palestra milanese citata da Barberis, in quanto mercenario nel fronte filo-russo nel Donbass. Tra i coinvolti anche Andrea Palmeri, ultrà di estrema destra originario di Lucca trasferitosi all’estero in auto per evitare i controlli. L’inchiesta genovese era partita a seguito di perquisizioni in casa di due giovani con percorsi tra Forza Nuova, Casapound e gruppi skinhead, autori di scritte inneggianti al nazismo nello Spezzino.
Gli utenti, che probabilmente non hanno letto il post Facebook e visto l’intero intervento del consigliere comunale di Milano, hanno scambiato il riferimento ai combattenti filorussi delle indagini raccontate nel 2018 con quelli citati nel caso che ha portato alla scoperta dell’arsenale.
Il curioso «abitacolo» e gli altri oggetti
Al minuto 2:01 del video della Polizia di Stato, in cui viene mostrato l’arsenale, è presente anche un curioso oggetto: l’abitacolo di un aereo.
Il luogo del ritrovamento dell’arsenale è un deposito appartenente di una società che commercializza oggettistica militare. Un deposito di materiale per collezionismo, un luogo perfetto per nascondere l’arsenale. Tra gli oggetti c’era anche l’abitacolo dell’aereo.
La Polizia continua nell’opera di verifica del materiale presente dentro il deposito e non si può considerare ancora chiusa l’indagine. Il compito delle Forze dell’Ordine è quello di scoprire se ci sono altre armi, da dove provengono e a chi potrebbero essere state vendute in Italia o all’estero.
In sintesi
Ecco i punti riscontrati:
- Salvini non ha segnalato la minaccia che ha portato all’arsenale;
- a segnalare alle autorità italiane di un presunto gruppo di persone intenzionate a uccidere il ministro dell’Interno è stata una terza persona, di cui non abbiano conferme sul presunto passato nell’ex KGB;
- l’Antiterrorismo non ha trovato riscontri sulla segnalazione dei presunti attentatori, ma la ricerca ha portato per caso alla scoperta del tentativo di trattativa tra un mediatore e dei presunti combattenti per il missile;
- ci sono due filoni sui foreign fighters: uno riguarda le indagini di Torino su combattenti e presunti sul fronte filo-ucraino, l’altro riguarda le indagini di Genova sui filo-russi che rispetto al primo ha portato ad alcuni arresti e una lista di ricercati;
- gli estremisti italiani di destra si sono schierati negli anti in entrambi i fronti – creando una sorta di «derby nero» – nel conflitto ucraino;
- gli intercettati durante il tentativo di trattativa per l’acquisto del missile sono nazionalisti italiani e presunti combattenti filo-ucraini, mentre i nazionalisti italiani e combattenti filo-russi sono quelli accertati ma non hanno a che fare, al momento, con l’arsenale;
- la Polizia sta lavorando per scoprire altri oggetti all’interno del capannone, per scoprire la provenienza e l’eventuale vendita a soggetti terzi in Italia o all’estero.
Aggiornamento 7 marzo 2023*
In una precedente versione dell’articolo riportavamo le parole di Barberis dove veniva citata una persona e dei presunti legami con gli ambienti da lui raccontati. A seguito delle indagini, la posizione di questa persona è stata archiviata nel 2021 dalla Procura Generale di Genova.
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