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Attentato sulla Rambla: i servizi segreti spagnoli erano in contatto con i terroristi

18 Luglio 2019 - 16:25 Felice Florio
Il quotidiano spagnolo Publico è entrato in possesso di documenti riservati. E adesso il Paese si domanda: gli attentati del 17 agosto 2017 potevano essere sventati?

L’imam di Ripoll, Abdelbaki Es Satty, mente degli attentati terroristici di Barcellona e Cambrils di due anni fa, è stato un confidente dell’intelligence spagnola, il Cni. Fino alla vigilia del 17 agosto del 2017, giorno in cui persero la vita 15 persone travolte sulla Rambla e una donna nella piccola cittadina catalana. A rivelare la notizia che sta facendo tremare gli apparati della pubblica amministrazione spagnola, il quotidiano Publico.

Cancellare ogni prova

Il giornale è entrato in possesso di una mail secondo la quale i servizi segreti avevano comunicato con Es Satty due mesi prima del 17 agosto 2017. Ma, sottolinea l’articolo a firma di Carlos Enrique Bayo, la cosa grave è che il giorno dopo l’attentato, alcuni uomini dell’intelligence avrebbero cancellato dal registro delle fonti la scheda contenente tutti i dati dell’imam di Ripoll. Il Cni inoltre avrebbe saputo da tempo i movimenti e il nome degli uomini che facevano parte della cellula jihadista operante in Catalogna.

Abdelbaki Es Satty e l’attentato di Nassiriya

Il terrorista è rimasto ucciso il 16 agosto 2017 da un’esplosione durante il tentativo di fabbricazione di ordigni artigianali. Nonostante la presunta collaborazione con il servizio di intelligence spagnola, Es Satty era legato già da tempo ad altre terribili vicende del terrorismo islamico. Una fonte del Publico ha confermato che l’imam aveva vissuto insieme a Bilal Belgacem, il terrorista che nel 2003, a Nassiriya, uccise 19 soldati italiani. I suoi documenti, dopo la morte di Es Satty, sono stati trovati insieme a quelli dell’imam di Ripoll nella stessa casa, a Vilanova i la Geltru, 50 km da Barcellona.

Ma il nome di Abdelbaki Es Satty era conosciuto anche dalla polizia estera. Nel 2016 l’imam era andato nella cittadina belga di Vilvoorde, zona già nota per essere un’area di forte radicalizzazione islamica. Il motivo del viaggio era ottenere l’autorizzazione per lavorare come imam in una moschea di un comune limitrofo. Quando gli furono chiesti i documenti per accertare che non avesse precedenti penali, Es Satty scappò e tornò in Spagna.

Le autorità del Belgio chiesero alla Spagna informazioni sull’appartenenza di Es Satty a frange radicalizzate dell’islam, ma gli spagnoli risposero che l’imam non aveva nessun nesso con il terrorismo. Eppure c’erano dei legami molto stretti tra Es Satty e gli attentatori di Casablanca (2003), Nassiriya (2003), Madrid (2004) e dell’operazione Chacal (2006). Ed erano informazioni alla portata dell’intelligence spagnola.

La tecnica della “lettera morta”

Tornando all’inchiesta del Publico, il giornalista sarebbe riuscito anche a ricostruire la strategia utilizzata dai servizi segreti e l’imam per non lasciare traccia delle loro comunicazioni. La casella di posta elettronica utilizzata è “adamperez27177@gmail.com”. La tecnica del “buzon muerto”, traducibile in “lettera morta”, consiste nel non schiacciare mai il tasto “invio” della mail, ma lasciare i messaggi salvati nella cartella delle bozze.

Per leggerli, basta entrare nella casella di posta elettronica: senza inviare i messaggi, il web non può conservare traccia delle comunicazioni. Secondo Publico, la password della casella era “PEREJUAN18”: sarebbe stato trovato un foglietto di carta scritto a mano con la password nei resti della villa di Alcanar, la base operativa della cellula jihadista saltata in aria il giorno prima dell’attentato e in cui perse la vita proprio l’imam Es Satty.

Avrebbero potuto fermarli?

Il Centro nazionale di intelligence sapeva delle attività della cellula terroristica già da tempo. I servizi segreti, scrive Publico, conoscevano le auto utilizzate (tra cui l’Audi A3 impiegata nell’attentato a Cambrils), i numeri di targa, sapevano addirittura dei viaggi di Hichamy e Aalla (due componenti del gruppo), in Svizzera, Belgio e Germania a dicembre 2016. E non era un caso isolato: il Cni sapeva di uno strano viaggio che i due, insieme a Abouyaaqoub, l’attentatore della Rambla, avevano fatto in Francia e in Belgio dal 25 al 28 dicembte 2016.

Secondo il quotidiano spagnolo, i servizi segreti conoscevano ogni minimo dettaglio degli spostamenti dei membri della cellula. Non avrebbero sfruttato solamente la geolocalizzazione dei telefoni, ma avrebbero avuto accetto anche alle conversazione dei giovani radicalizzati. E gli spagnoli erano aiutati proprio dall’imam Es Satty, il quale avrebbe iniziato a collaborare con la promessa di non essere espulso in Marocco, dopo essere stato arrestato in Spagna per narcotraffico.

L’interrogativo del giornale spagnolo è tagliente: come è possibile che, nonostante Es Satty fosse conosciuto dalle autorità da almeno 10 anni, nonostante i servizi segreti sapessero che nella villa di Alcanar si accumulassero esplosivi, nonostante ogni dettaglio sugli autori della strage fossero alla portata delle autorità, non sia stato dato l’ordine di intervenire per impedire gli attentati del 17 agosto 2017 in Spagna?

L’ipotesi: bloccare l’ascesa dell’indipendentismo catalano

L’inchiesta, pubblicata a puntate, non è ancora terminata. Ma il sottotesto nelle pagine del Publico è che l’ipotesi di non intervenire potrebbe essere stata una scelta deliberata. Gli attentati avvennero nel periodo più caldo dell’indipendentismo, culminato con il referendum per la scissione della Catalogna del primo ottobre 2017. Il direttore del quotidiano VilaWeb, Vincent Partal, in un editoriale parla di “Terrore di Stato”. «Sembrerebbe – scrive – che gli attentati jihadisti di agosto 2017 siano inquadrabili in un’operazione più ampia, portata avanti con diversi mezzi, per fermare il referendum di autodeterminazione della Catalogna».

Praticamente, secondo Partal, sensibilizzare le forze politiche spagnole e catalane, per mettere da parte il tema dell’indipendenza della regione e ritrovare l’unità nazionale davanti alla minaccia terroristica. È una supposizione, certo, ma la politica non ha aiutato a diradare i dubbi sull’azione dei servizi segreti. A marzo 2018 i partiti della Catalogna Erc e PDeCat hanno chiesto al congresso l’istituzione di una commissione di inchiesta sul rapporto tra l’intelligence e Es Satty. Ma Pp, Psoe e Ciudadanos, principali partiti nazionali, hanno dato voto sfavorevole.

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