Quando si vota se cade il governo? Gli scenari: che cosa può ancora succedere in caso di crisi
Salvini: «Pd e M5s governano già insieme a Bruxelles». Di Maio: «Vuole coprire lo scandalo dei presunti fondi russi alla Lega». Salvini: «Lascio a lui i suoi sfoghi». Di Maio: «Siamo stati colpiti alle spalle». Salvini: «Fiducia persa anche a livello personale».
Ieri 18 luglio è stato forse il giorno più lungo per il governo e quello in cui la rottura definitiva è sembrata più vicina. Poi nella serata l’annuncio che Matteo Salvini si sarebbe recato questa mattina al Quirinale per riferire al Capo dello Stato.
A colmare la misura non le questioni di politica interne con le diverse posizioni come sulla Tav, sulle autonomie, o sul decreto sicurezza bis, ma le vicende internazionali: la scelta della Lega di non votare la nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e lo scandalo dei presunti fondi russi alla Lega.
Le finestre per il voto a settembre
Ma quali sono le scadenze per un voto anticipato? Quando si chiudono le famose “finestre” per votare a settembre? E che conseguenze avrebbe votare nei prossimi mesi? Per capirlo bisogna, calendario alla mano, ricordare i tempi tecnici dello scioglimento delle Camere.
Chiudere di fatto la legislatura spetta al Presidente della Repubblica che, conseguentemente, firma il decreto con cui il presidente del Consiglio indice le elezioni: prima del voto devono passare dai 45 e i 70 dal provvedimento del Capo dello Stato.
A normare questo passaggio, e la tempistica, sono l’articolo 61 della Costituzione e del Testo unico 5 febbraio 1948 a cui però va integrata la regolamentazione del voto all’estero che prevede si dia comunicazione 60 giorni prima del ritorno alle urne: quindi si può votare fra i 60 e i 70 giorni dopo lo scioglimento delle Camere.
La data più prossima per un voto anticipato è perciò quella del 22 settembre, ma il decreto di scioglimento dovrebbe essere firmato dal Capo dello Stato entro la terza settimana di luglio. Per votare invece il 29 settembre si dovrebbero sciogliere il Parlamento entro il 31 luglio. Dopo la concretizzazione della crisi di governo e della fine dell’esperienza del governo gialloverde, Mattarella dovrebbe avviare comunque un giro di consultazioni.
E se nessuna maggioranza alternativa fosse trovata, anche in caso di consultazioni lampo, la finestra per un voto a settembre sarebbe comunque strettissima. Ma perché si sta pensando a una accelerazione? Cosa comporterebbe votare a settembre? I paletti sono dettati soprattutto dall’approvazione della legge di Bilancio 2020 che deve essere presentata alle Camere e a Bruxelles tra il 15 e il 20 ottobre.
Il nodo della legge di bilancio
L’approvazione del bilancio entro quella data, votando a fine settembre, sarebbe comunque una corsa contro il tempo, dato che dalla data del voto non devono passare più di 20 giorni, ma ci sono pur sempre i tempi tecnici. Il nuovo, eventuale governo italiano, potrebbe decidere di inviare a Bruxelles una manovra di massima o di chiedere uno slittamento, ma rischierebbe di esporsi alla reazione dei mercati.
Va inoltre ricordato che a dare l’approvazione alla manovra finanziaria sarà la Commissione uscente, visto che quella presieduta da Ursula von der Veyen, terreno di scontro fra Lega e 5 Stelle, si insedierà ai primi di novembre, anche se è prevedibile che il giudizio verrà dato in concerto fra il nuovo e vecchio esecutivo continentale.
La finestra di inizio 2020
Se invece il clima all’interno del governo dovesse tornare più sereno e si superasse la finestra del voto a settembre, parrebbe scontato che sia il governo Conte a prendersi carico della manovra: nella fase di elaborazione dell’ex finanziaria è assai difficile, se non impossibile, che per senso di responsabilità si concretizzi una crisi prima dell’approvazione da parte del Parlamento della legge di Bilancio stessa che deve avvenire entro il 31 dicembre.
Se il governo reggerà a queste ultime, turbolente, settimane di luglio è quindi molto probabile che la prima finestra utile per il voto si potrà aprire nei primi mesi del 2020. Nel 2017 le Camere furono sciolte dal Capo dello Stato il 28 dicembre e si votò il 4 marzo dell’anno successivo.